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Firenze: teatro gremito per la prima del «Don Carlo» all’80° Maggio Musicale. Applausi per Mehta

Una scena di «Don Carlo» (foto Michele Borzoni – Terraproject – Contrasto)

FIRENZE -Teatro esaurito per l’attesissima prima, all’Opera di Firenze, del «Don Carlo» di Giuseppe Verdi, con Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino diretti da Zubin Mehta. Sono stati loro i veri trionfatori della serata: un Mehta che negli ultimi due atti ha raggiunto lo stato di grazia ha portato l’orchestra a suonare in modo a tratti sublime, con un crescendo di intensità drammatica. Anche stavolta una lettura profonda, che riflette la confidenza con l’opera che il Maestro ha sviluppato negli anni.

Sul cast svetta la californiana Julianna Di Giacomo, che in Italia si è sentita finora poco. Bella voce di notevole potenza (tanto che arriva bene al pubblico anche quando il regista le fa iniziare la meravigliosa aria «Tu che le vanità conoscesti del mondo» girata di spalle verso la tomba di Carlo V, sul fondo) e interpretazione intensa: gli applausi più calorosi, dopo quelli tributati a Mehta, sono stati per lei.

Applaudito anche Roberto Aronica (Don Carlo), mentre c’è stata qualche contestazione per Eric Halfvarson, un Grande Inquisitore debole, anche se in passato lo ha interpretato molte volte con successo, e per Massimo Cavalletti, un Rodrigo dalla voce non di rado stimbrata sulle note acute. Il ritorno di Mehta sul podio per un’opera di Verdi (quante volte potrà capitare ancora?) avrebbe meritato un cast, se non all’altezza di quelli dell’età dell’oro dell’opera (che, a differenza di quella raccontata dai poeti antichi, c’è stata davvero, ma non è facile che torni), quanto meno tutto al livello del soprano e del tenore.

La Principessa Eboli è la stessa che si è ascoltata nel 2013 (sempre sotto la direzione di Mehta e purtroppo in forma di concerto, perché l’allora commissario straordinario giudicò troppo costoso per le disastrate casse del teatro il previsto allestimento con la regia di Luca Ronconi), ovvero la russa Ekaterina Gubanova; del vecchio cast c’erano anche Laura Giordano (allora Tebaldo e stavolta Voce dal cielo) e Saverio Fiore (Araldo).

Una gioia per gli occhi i magnifici costumi di Jesús Ruiz, esemplati su quelli che si vedono nei ritratti d’epoca. Alla ritrattistica corrente si adegua anche la scelta di presentare la Eboli con la benda nera sull’occhio perso in gioventù, come si vede in molti quadri che la ritraggono. Ma proprio sull’iperrealismo inciampa la regia (un po’ statica) di Giancarlo Del Monaco, che per adeguarsi alla Leyenda negra (Leggenda nera) diffusa dagli inglesi, secondo la quale Filippo II avrebbe ucciso di sua mano il figlio, glielo fa infilzare sul finale, tradendo, in nome della fedeltà a una leggenda coeva al vero Don Carlo, la leggenda romantica schilleriana su cui Verdi ha costruito la sua opera.

Repliche lunedì 8 e giovedì 11 maggio alle 20 e domenica 14 alle 15.30 (con Sergio Escobar al posto di Roberto Aronica). Ancora disponibili posti nei vari settori di platea; quasi esauriti palchi e galleria (acquistabili anche online)

Roberta Manetti

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