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Elettorale: Mattarella prudente, Berlusconi cerca un accordo, parte del Pd la rottura

ROMA – Sergio Mattarella è certamente preoccupato per l’ interruzione improvvisa e forse definitiva del cammino parlamentare della riforma della legge elettorale ma le fibrillazioni odierne tra le forze politiche arrivano al Quirinale depurate dagli eccessi, analizzate con il bilancino e scremate dalle forzature. Per cui l’auspicio che si coglie è quello di andare avanti. Anche perché nessuno dalla maggioranza ha dato segni di voler trasferire la debacle odierna al Governo Gentiloni.

Mattarella non si farà condizionare da dichiarazioni di esponenti di partito a mezzo stampa. Finché non ci saranno posizioni esplicite e formali di partiti – ed è ovvio che il primus inter pares è il Pd di Matteo Renzi – per il Quirinale la strada della riforma della legge elettorale rimane aperta. Se poi qualcuno la vuole chiudere dovrà assumersene le responsabilità con chiarezza. Perché, si osserva, il dialogo di questi giorni è stato faticoso ma ha una sua dignità e un grande valore politico vista l’ampiezza delle forze politiche coinvolte. Il Quirinale si è già espresso sull’indispensabilità di una riforma e resta in attesa. Preoccupato ma senza fretta.

L’unico soddisfatto sarà Re Giorgio Napolitano che continua a intervenire nella politica per vietare il ritorno alle urne, perché deve proseguire l’era dei governi nominati da lui o dal suo successore. Alla faccia della democrazia e della fiducia nel popolo sovrano. L’unico sovrano deve continuare ad essere lui.

Sembra aver fretta Matteo Renzi, da sempre fautore di elezioni anticipate. «Non si può più ripartire dopo che i grillini hanno dimostrato la totale mancanza di irresponsabilità», è la linea che il leader dà riunendo i suoi al Nazareno dopo aver fatto partire la batteria di attacchi ai grillini. Ma, sbollita la rabbia, la soluzione è tutt’altro che semplice: i pasdaran renziani vorrebbero lo showdown della legislatura e il ritorno al voto con il Consultellum ma Renzi è cauto mentre da Fi è partito il pressing del Cav per convincere il Pd a tornare al tavolo. Da Palazzo Grazioli già oggi pomeriggio sono partite telefonate e contatti ai vertici Pd per convincere i dem a non far saltare il tavolo. La proposta è di riprovare da martedì a cercare un”intesa senza stravolgere l’impianto del tedesco corretto ma magari sostituendo i numeri M5S con quelli dei piccoli abbassando al 5 la soglia del 5%. Ma per ora Renzi non si sbilancia in attesa di vedere i risultati delle amministrative di domenica.

 

 

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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