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Si fermano i giudici di pace

Giudici di pace: nuovi scioperi nazionali a partire da settembre

ROMA – Giudici di pace ancora sul piede di guerra contro il decreto legislativo, approvato il 10 luglio dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro della Giustizia Andrea Orlando, che completa la riforma organica della magistratura onoraria e di pace. Una riforma che costituisce una delle pagine più buie della legislazione italiana, secondo l’Unione nazionale giudici di pace (Unagipa), che annuncia per settembre nuovi scioperi dei giudici di pace e dei magistrati onorari, dopo quelli delle scorse settimane, bloccando tutti gli uffici giudiziari di primo grado.

L’Unagipa comunica, in nota della presidente Maria Flora Di Giovanni e del segretario nazionale Alberto Rossi, di aver chiesto alla Commissione europea e al Parlamento europeo l’immediato deferimento del governo italiano alla Corte di giustizia europea «per le innumerevoli infrazioni gravi all’ordinamento comunitario denunciate». In particolare, l’Unione nazionale giudici di pace contesta la riforma Orlando perché prevede l’illegittima trasformazione, senza assenso del lavoratore e senza alcuna giustificazione (verranno anzi assunti per concorso 2.500 nuovi giudici di pace) di un rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto part-time, pur raddoppiando le competenze dei giudici di pace, anche con applicazione in tribunale all’ufficio del processo; viene abbattuta drasticamente la retribuzione dei giudici di pace, che percepiranno, in regime di part-time, il 25% dello stipendio che percepirebbe un magistrato ordinario alle stesse condizioni orarie, per giunta con contributi previdenziali integralmente a carico dei giudici di pace (laddove lo Stato versa il 75% dei contributi di tutti i dipendenti statali, magistrati compresi) e senza congedi retribuiti per maternità o malattia, né trattamento di fine rapporto e possibilità di riscattare i periodi assicurativi antecedenti; viene addirittura imposto ai giudici di pace di garantire, in appena 2 giorni a settimana, a pena di licenziamento, la stessa mole di lavoro che un magistrato ordinario assicura in 5 giorni e senza nessuna certezza e diritto in sede disciplinare.

L’Unione nazionale giudici di pace comunica inoltre che la Corte di Giustizia Europea deciderà su quale debba essere il trattamento economico e giuridico dei giudici di pace e di tutti i magistrati onorari ordinari italiani, come ad esempio già successo con i magistrati onorari britannici (sentenza O’Brian) e con i precari della scuola (sentenza Mascolo).

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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