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Corpo Forestale: il Tar del Lazio annulla l’inquadramento nei vigili del fuoco. Smascherato il pasticcio Renzi-Madia

Agenti della Forestale

ROMA – Per fortuna il Tar del Lazio non è come la Consulta nella nuova composizione e fa rispettare le leggi, senza indulgere a valutazioni politiche a favore del governo e dei provvedimenti del rottamatore. C’è ancora un giudice a Berlino.

Giunge notizia che il Tar del Lazio, con sentenza 641/2018, ha accolto il ricorso proposto da A.M., ispettore del Corpo Forestale dello Stato e annullato i provvedimenti mediante i quali ne era stata disposta l”assegnazione al Corpo dei Vigili del Fuoco invece che all’Arma dei Carabinieri. All’esito di un articolato iter processuale che ha visto un primo pronunciamento di accoglimento dell’istanza cautelare ai fini del riesame, la sezione 2/a ter, presieduta da Pietro Morabito, ha ritenuto che anche il successivo provvedimento, sostanzialmente confermativo del precedente, violasse i criteri di priorità nell’assegnazione dettati dalla riforma, disponendo conseguentemente l”annullamento dell’assegnazione al Corpo dei Vigili del Fuoco.
Si tratta di una delle prime pronunce di merito del Giudice amministrativo, chiamato a pronunciarsi sui provvedimenti attuativi della riforma che ha soppresso il Corpo Forestale, che seguono quelle che nei mesi scorsi avevano sollevato la questione di legittimità costituzionale sull’impianto della riforma.

Soddisfatti dell”esito del giudizio gli avvocati Giuseppe Ruta, Margherita Zezza e Massimo Romano, del foro di Campobasso, difensori del ricorrente. «È una sentenza di fondamentale importanza che va ben oltre il caso concreto – spiegano i legali – avendo il Tar Lazio
scolpito un principio di ordine generale relativo all’attuazione della riforma nel suo complesso, come tale applicabile anche ai numerosi altri giudizi pendenti nei Tar di tutta Italia: la violazione dei criteri di priorità nell”assegnazione del personale del disciolto Corpo Forestale verso gli altri corpi di polizia, accertata dal Tar Lazio con la sentenza pubblicata lo scorso 18 gennaio – proseguono – aveva infatti determinato l’elusione della ratio ispiratrice della riforma, minando la prioritaria esigenza di pubblico interesse volta alla preservazione, nel trasferimento agli altri corpi, delle competenze e delle esperienze maturate nell’amministrazione di provenienza».

Si tratta di un segnale ben preciso, la magistratura amministrativa va a fondo nell’esame delle riforme pretenziose e inconcludenti del rottamatore, ma aspettiamo che si siano le pronunce ben più importanti in merito alla costituzionalità dell’impianto della riforma stessa, nella parte che ha sancito lo scioglimento del Corpo forestale e l’assegnazione all’Arma dei carabinieri. Sperando che questa volta la Consulta non escogiti scappatoie per non distruggere e sconfessare l’ennesima bomba del boy scout fiorentino.

 

 

 

 

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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