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Pd, Calenda si iscrive ma avvisa: «Se il partito va con M5s scappo via subito»

Carlo Calenda con la tessera del Pd

ROMA – L’annuncio di Carlo Calenda, via twitter, arriva il giorno dopo l’annuncio dell’iscrizione al partito: «Se il PD si allea con il M5S il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici. Si può ripartire solo se lo si fa insieme – scrive ancora rispondendo ad una follower, il ministro dello Sviluppo economico -. Ultima cosa di cui abbiamo bisogno è arrocco da un lato e desiderio di resa dei conti dall’altro. Ridefinire il nostro messaggio al paese, riaprire iscrizioni e tenersi lontano da M5S. Leader c’è e fa il PDC (il presidente del Consiglio, ndr). Presa di coscienza sul futuro del PD non resa dei conti su passato. Ho sempre parlato chiaro con Renzi, ma rifiuto di partecipare ora alla rimozione collettiva di un percorso che ha avuto anche tantissimi elementi positivi. Se cercano anti-Renzi non sono io».

Poi il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda è andato al Nazareno: «Sono venuto ad iscrivermi» e uscendo ha mostrato la tessera. Ha anche annunciato che lunedì sarà presente alla Direzione Dem. Intanto Pdnetwork su twitter pubblica subito la foto del neo iscritto sorridente a fianco del vicesegretario Maurizio Martina con il commento «Benvenuto @CarloCalenda!».

Intanto Matteo Renzi puntella la sua trincea. Mentre si ingrossa il fronte di chi gli chiede di lasciare subito il Pd a una gestione collegiale, lui assicura che le dimissioni sono vere, tanto che agli interlocutori fa sapere che lunedì potrebbe non essere in direzione. Ma afferma che il punto è un altro: evitare l’inciucio con gli estremisti, che sarebbe un clamoroso e tragico errore. «Se qualcuno la pensa diversamente – è la sfida – lo dica in direzione lunedì prossimo o nei gruppi parlamentari».

E se Michele Emiliano e Sergio Chiamparino difendono l’apertura all’ascolto dei Cinque stelle, tanti altri respingono al mittente l’accusa di trattare. «Non ho mai pensato sia possibile un governo con M5s e tantomeno con la destra. Sufficientemente chiaro?», dice Dario Franceschini. Ma in un partito nel caos, in cui dopo il tracollo elettorale si susseguono le dimissioni dei segretari regionali, si cerca ancora una mediazione sulla gestione del dopo.

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Ernesto Giusti


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