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Migranti: Frontex, è cambiato il vento, l’Europa potrebbe blindare le frontiere

La nave Aquarius

Stanti le difficoltà della Merkel, il nervosismo sempre creascente di Macron, che cala rovinosamente nei sondaggi, la Spagna, non si sa per quanto, resta adesso l’unica a spalancare i porti agli esodi africani, mentre tutti gli altri Paesi europei, con in testa quelli del gruppo Visegrad, sono  per la riduzione dei migranti. L’Europa punta a blindarsi sul fianco sud, trasformando i suoi confini in una fortezza, per difendere l’area di libera circolazione Schengen. Sigillare la rotta del Mediterraneo centrale sarebbe l’imperativo categorico emerso dal summit Ue.

L’attenzione si sta focalizzando, soprattutto da quando la presidenza Ue è passata all’Austria, sulla necessità di imprimere un ennesimo giro di vite. Dai rimpatri alla collaborazione con i guardacoste libici; dalla stretta sulle Ong al progetto di piattaforme di sbarco nei Paesi terzi: tutto indica una direzione prevalente, sigillare l’ultima porta ancora spalancata verso l”Unione, riducendo gli arrivi dell’ultimo 5% dopo il calo del 95% dal picco massimo della crisi dei flussi, nell”ottobre 2015.
Prossima tappa per mettere a punto strategia e tabella di marcia sarà il consiglio informale dei ministri dell’Interno dei 28, a Innsbruck, la prossima settimana, dove la Commissione europea proporrà di trasformare Frontex in una vera e propria polizia di frontiera per spingere l’acceleratore sui rimpatri e raggiungere un tasso del 70% entro il 2019, andando avanti sulle piattaforme regionali di sbarco con i Paesi terzi, con accordi sul modello di quello Ue-Turchia. Su linee ancora più rigide sicuramente si posizioneranno i ministri dell’interno d’Italia e Germania, Salvini e Seehofer.

A confermare la linea è il direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri, che nelle conclusioni del vertice legge fermezza e la fine di una certa ingenuità delle capitali. «Per molto tempo si è guardato soprattutto all’aspetto umanitario, e non a quello dei gruppi criminali che si arricchivano su questa miseria umana, prendendo in ostaggio morale l’Europa», spiega il leader dell’agenzia Ue. Ma la grande novità, evidenzia Leggeri, sono le piattaforme regionali: «I migranti salvati potranno essere sbarcati nel porto sicuro più vicino, quindi anche in porti non europei. Non c’è più un obbligo unilaterale dei Paesi europei a compiere salvataggi, ma tutti avranno il compito di farli», sottolinea soddisfatto. E in quei tutti indicati dal capo di Frontex, è compresa anche la Libia, che a breve riceverà mezzi dall’Italia per rafforzare i soccorsi. «Non ci saranno mai dei rimpatri dell’Ue verso la Libia o navi europee che rimandano i migranti in Libia. E’ contro i nostri valori, il diritto internazionale e quello europeo. «Siamo ben al corrente della situazione inumana per molti, avverte la portavoce della Commissione europea Natasha Bertaud. Ma l’altra parte della storia racconta che la Libia ha notificato la sua area di salvataggio in mare. Così, quando il Centro di coordinamento e di salvataggio del Paese coordina un evento, tutte le imbarcazioni coinvolte dovranno rispettare i suoi ordini. A rispettarli dovranno essere soprattutto le Ong, che dal vertice escono fortemente ridimensionate. Emblematico il caso della Seawatch, sotto sequestro a Malta, mentre il comandante della Lifeline Carl Peter Reisch è stato interrogato dai giudici e posto in libertà provvisoria dietro cauzione con l’accusa di irregolarità nella registrazione della bandiera. Un processo, quello al capitano, dal forte sapore politico, mette in guardia la difesa della Ong. Mentre Matteo Salvini esulta: «Grazie all’appoggio italiano anche Malta si è ricordata di
essere un Paese sovrano».

Al di là dell’esultanza interessata del ministro leghista, reta il fatto che in Europa è tornata a far sentire la sua voce, dopo gli anni del lassismo, dovuti anche al fatto che l’Italia di Renzi era diventato l’unico porto sicuro per barconi e compiacentiNavi Ong. Ma la musica sta cambiando.

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