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Enti territoriali: boom d’incremento di personale, al top la Regione Toscana. Per la spesa media in testa le province

Palazzo Sacrati Strozzi sede della Regione Toscana
Palazzo Sacrati Strozzi sede della presidenza della Regione Toscana

La spesa per i 487mila addetti degli enti territoriali nel 2016 (un insieme formato da personale dirigente, segretari comunali e provinciali, direttori generali e personale con qualifica non dirigenziale) ammonta a 13,7 miliardi. Le Regioni, nel 2016, hanno speso 2,7 miliardi, le Province e le Città Metropolitane un miliardo, e 10 miliardi i Comuni. Sempre nel 2016 la spesa media per dipendente regionale è stata pari a 33.932 euro, 27.697 per i dipendenti comunali e 27.816 per quelli provinciali. Infine la spesa media per il personale dirigente è stata di 87.591 euro nelle Regioni, 81.535 nei Comuni e 97.072 nelle Province.

Questi interessanti dettagli, relativo alle retribuzioni dei dirigenti, sono contenuti in un documento della Corte dei conti dal titolo «La spesa per il personale degli enti territoriali». Un rapporto in cui il tribunale contabile ha analizzato i soldi spesi da Comuni, Regioni e Province per il personale.

Dunque i dati sopraindicati dimostrano che le resuscitate Province sono gli enti che, per i dirigenti, in media (97.072 euro) hanno speso di più. Per il resto, la Corte dei Conti nelle conclusioni segnala come «emergono situazioni alquanto diversificate tra enti delle Regioni a statuto ordinario e speciale» per quanto riguarda «il numero del personale nel triennio considerato, la cui distribuzione all’intemo del comparto Funzioni locali è stata rimodulata per effetto del riassorbimento del personale degli Enti di area vasta».

Non c’è uniformità nel territorio nazionale, sia per quanto riguarda il numero dei dipendenti, sia per il rapporto tra essi e la popolazione. «La distribuzione non uniforme del personale sul territorio nazionale si declina in punte di maggiore concentrazione in talune aree territoriali», spiega la Corte. In particolare, la Sicilia e alcune regioni del Sud, per esempio la Puglia. «Tale circostanza si riflette anche sul rapporto di incidenza tra dipendenti e dirigenti che, se superiore alla media nazionale, non è in sé indicativo di una ottimale organizzazione del lavoro. Analogamente, un rapporto di incidenza inferiore alla media potrebbe denotare un’eccessiva verticalizzazione delle carriere». In particolare, il personale è aumentato nelle regioni dell’1,63%, dato che risulta da due opposte tendenze: nelle regioni a statuto ordinario è aumentato (+9,88%), mentre è diminuito in quelle a statuto speciale (-6,55%). Il tribunale contabile scrive, poi, che «in alcune Regioni» c’è «un rapporto non perfettamente equilibrato tra la consistenza media del personale e quella della popolazione attiva». In particolare nelle Regioni del Centro e del Meridione, ad eccezione del Lazio e della Puglia.

La Corte osserva infatti che i dati sulla consistenza media del personale non dirigente delle Regioni a statuto ordinario nel triennio 2014-2016 dimostrano un’inversione del trend in calo negli ultimi anni (nel triennio 2013-2015, infatti, si era registrata una flessione pari al 2,93%), segnando un aumento percentuale pari al 10,98%. L’incremento è particolarmente evidente (+11,28%) con precipuo riferimento alle Regioni del Centro (+20,51%), segnatamente Toscana e Marche.

Ma il dato più clamoroso risulta dalla tabella soprastante, nella quale la Corte indica la variazione del rapporto del numero di personale regionale dal 2014 al 2016. Ebbene la Toscana si piazza al primo posto con un aumento addirittura del 30,89%, seguita dall’Emilia Romagna con un + 30,81%

Hai capito le virtuose regioni rosse? Nell’epoca di Renzi hanno fatto l’en plein. Ecco perché il Governatore Rossi si affanna a chiedere più competenze e più risorse al Governo, con l’imbarcata che ha fatto in quei tre anni occorre rinforzare il conquibus, e noi paghiamo.

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