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Codici identificativi sulle divise: Sinistra italiana torna all’attacco delle Forze di polizia

ROMA – Fino ad ora tutte le proposte di legge sul tema sono cadute nel vuoto o rimaste nel cassetto. Sinistra italiana ha deciso di riprendere la battaglia per introdurre in Italia, sul modello europeo, i codici identificativi sulle divise delle Forze dell’Ordine così «da non ripetere mai più gli orrori dei pestaggi indiscriminati subiti da chi manifesta in piazza». Con una proposta di legge ad hoc di sette articoli, presentata al Senato nel giugno scorso (prima firmataria il capogruppo Loredana De Petris) e depositata questo mese alla Camera (primi firmatari Nicola Fratoianni e Erasmo Palazzotto), Si prova colmare la lacuna normativa. Per convincere tutti e vincere le resistenze dei sindacati di
categoria, l’idea è quella di usare divise personalizzate con numeri di matricola ben visibili sul casco della tenuta antisommossa e sulla pettorina o addirittura nomi cognomi e qualifica in bella vista
stampati in stampatello (la privacy evidentemente per le Forze dell’ordine non vale).

Non solo: anche chi non indossa l’uniforme prescritta ma svolge un servizio di ordine pubblico, sarà obbligato a portare indumenti che consentano di essere identificati univocamente a distanza.
«Lo scopo della pdl -scrive nella relazione di presentazione Fratoianni- è di introdurre delle modalità di individuazione che, ove fosse richiesto dalle circostanze, tutelino quanti tengono, e sono naturalmente la maggioranza, comportamenti conformi alle norme e alle circostanze. A tale fine, si propone che l’operatore delle forze di polizia che sia impiegato in servizi di ordine pubblico
e non indossi l’uniforme prescritta sia tenuto a portare indumenti (giacche, pettorine o altro idoneo) che lo identifichino univocamente e a distanza come appartenente alle Forze dell’ordine».

«Sono comminate sanzioni per chi dolosamente contravvenga alle disposizioni previste al fine di evitare il riconoscimento per sé o per altri. E queste pene sono aumentate se vengono utilizzati segni di riconoscimento travisati».

Il leader di Si spiega che la ratio della pdl sta proprio nel fatto che «durante le indagini tese a verificare le responsabilità individuali da parte della magistratura, in circostanze come il G8, è risultato essere particolarmente difficile se non impossibile risalire all’identificazione dei poliziotti in situazioni di ordine pubblico poiché lo stesso assetto delle Forze dell’ordine ne impedisce il riconoscimento».

Mentre per i manifestanti la normativa prevede già il divieto di indossare caschi, maschere o
altri mezzi di travisamento, con sanzioni ridicole e mai applicate, che Si evidentemente si guarda bene dal rendere più severe e realmente afflittive. Le violenze dei manifestanti sono sempre giustificabili, ad avviso delle sinistre e dei loro paladini.

Attendiamo la formazione di comitati di sostegno organizzati dai vari politici che da sempre sostengono la lotta contro le Forze dell’ordine, dei centri sociali e dalle varie associazioni di vittime di soprusi, presunti o reali, che da tempo lanciano attacchi e campagne denigratorie contro i tutori dell’ordine, e verosimilmente si coalizzeranno a tal fine.

De Petris, Fratoianni, pdl, Polizia


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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