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Crisi migratoria europea finita: diminuiti gli arrivi da 1,8 milioni a 150.000. Lo ha annunciato il direttore di Frontex

BRUXELLES – La crisi migratoria che ha scosso l’Unione Europea nel 2015-16 è ufficialmente finita. Non siamo nel mezzo di una crisi ai confini esterni, decreta il direttore di Frontex Fabrice Leggeri, incontrando la stampa a Bruxelles. Resta tuttavia una pressione, per affrontare la quale dobbiamo essere pronti. I numeri contenuti nella Risk Analysis dell’agenzia per il 2019 parlano chiaro: in tutto il 2018 sono stati rilevati 150.114 attraversamenti illegali alle frontiere Ue, rispetto a 204.750 nel 2017 (-27%) e circa un dodicesimo degli 1,8 mln rilevati al picco della crisi migratoria.

Il calo degli arrivi nell’Ue nel 2018 è dovuto quasi esclusivamente al calo dei rilevamenti sulla rotta del Mediterraneo Centrale, dove Frontex gestisce l’operazione Themis (che ha rimpiazzato Triton) e dove il quadro è totalmente cambiato: l’anno scorso nei mari a sud della Sicilia si sono registrati 23.485 attraversamenti illegali, rispetto a 118.962 nel 2017, un crollo dell’80% circa. Era dal 2012 che i numeri non erano così bassi. E su questa rotta la Tunisia ha rimpiazzato la Libia come principale Paese di partenza dei migranti diretti verso gli Stati membri dell’Ue, ha sottolineato Leggeri. Un cambiamento che si riflette anche nella composizione delle nazionalità dei migranti che hanno percorso la rotta nel 2018: 5.182 tunisini, 3.529 eritrei e 2.037 sudanesi.

Leggeri ha ricordato che il calo delle partenze dalla Libia era iniziato già nell’estate del 2017, cioè dopo che l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti strinse accordi in Libia per frenare gli sbarchi, e che il trend si è poi confermato e rafforzato nel 2018.

SPAGNA – La prima rotta migratoria verso l’Ue è ora quella del Mediterraneo Occidentale, verso la Penisola Iberica, principalmente verso la Spagna (in quelle acque è attiva l’operazione Indalo): nel 2018 ha visto 57.034 attraversamenti illegali, più del doppio dei 23.063 del 2017; la parte del leone spetta alle partenze dal Marocco, che sono più che raddoppiate. Si è verificato, ha spiegato Leggeri, «un chiaro spostamento delle rotte verso ovest, come dimostra il fatto che “la maggioranza dei migranti che partono dal Marocco vengono dai Paesi dell’Africa subsahariana. Questo perché, ha continuato Leggeri, la Libia viene considerata sempre più rischiosa e anche per via dello sviluppo dell’attività della Guardia Costiera libica è diventata meno attraente rispetto al Mediterraneo Occidentale, rotta percepita come più sicura, anche se attraversare lo stretto di Gibilterra non è facile ed è pericoloso. I cittadini di diversi Paesi africani possono arrivare in Marocco regolarmente, il che facilita il viaggio. Con Rabat, comunque, c’è una stretta collaborazione bilaterale e le autorità marocchine intercettano molti tentativi di attraversamento della frontiera», nota Leggeri.

NAZIONALITA’ – Lo spostamento delle rotte migratorie si riflette nelle principali nazionalità delle persone che hanno viaggiato verso l’Ue in maniera irregolare nel 2018: se i siriani restano i primi (14.378), i secondi sono i marocchini (13.269), seguiti dagli afghani (12.666).

GRECIA – Nel Mediterraneo Orientale (dove è dispiegata l’operazione Poseidon) si è registrato un aumento degli arrivi, a 56.561 (da 42.319), «causato principalmente – ha spiegato Leggeri – da un incremento degli attraversamenti alla frontiera terrestre tra Turchia e Grecia, dove la principale nazionalità è quella turca, mentre la rotta marittima tra la Turchia e le isole greche è rimasta stabile. Dal 2016  non c’è stato alcun arrivo dall’Egitto: in quell’anno c’era stata qualche nave diretta verso l’Italia, ma questo fenomeno si è fermato e abbiamo scambi regolari con l’Egitto per l’addestramento. La cooperazione con l’Egitto è molto incoraggiante.

BALCANI – Le altre rotte migratorie verso l’Ue hanno numeri ridotti: quella dei Balcani Occidentali, attraverso Macedonia, Serbia, Montenegro e Bosnia Erzegovina, che sbocca in Croazia e Ungheria, ha visto 5.689 arrivi, in calo da 12.179 nel 2017; questa rotta era la preferita dagli iraniani, che raggiungevano la Serbia in aereo, grazie alla mancanza dell’obbligo di visto (la via è stata però chiusa in ottobre). In calo la rotta dall’Albania verso la Grecia, a 4.550 (da 6.396), mentre ha registrato un aumento percentualmente notevole, anche se le cifre assolute restano basse, quella verso le Canarie, con 1.531 arrivi (da 421), per lo più marocchini e senegalesi.

BIELORUSSIA – In leggera crescita la rotta da est, cioè da Bielorussia, Ucraina e Moldavia 1.084 arrivi (da 872), il 34% dei quali vietnamiti; chiusa infine quella del Mar Nero verso le coste bulgare e rumene (zero arrivi, da 537 nel 2017.

RIMPATRI – Se gli arrivi di migranti irregolari calano, stentano a decollare i rimpatri di chi non ha diritto a restare sul territorio Ue: nel 2018 Frontex ha rimandato nei rispettivi Paesi di provenienza 13.729 persone (12.235 delle quali su 35 voli charter), meno delle 14.189 rimpatriate nel 2017. In realtà, ha spiegato Leggeri, nel 2018 «abbiamo organizzato leggermente più voli che nel 2017, ma c’erano meno ‘passeggeri’ perché il numero dei provvedimenti di rimpatrio, che vengono emessi dagli Stati membri, è diminuito, anche se la capacità di trasporto che abbiamo offerto è aumentata». In tutto nell’Ue 148mila migranti che non avevano diritto all’asilo o alla protezione sussidiaria sono stati rimpatriati, vale a dire poco più della meta dei provvedimenti di rimpatrio emessi. In particolare, nota l’Agenzia, «non è stato fatto alcun progresso apprezzabile per quanto riguarda i rimpatri verso i Paesi dell’Africa Occidentale. I rimpatri effettivamente avvenuti restano meno delle decisioni di rimpatrio, che sono state 287mila: la prima nazionalità sono gli ucraini, 27.318 dei quali sono stati effettivamente rimpatriati (su 33.682 provvedimenti); ci sono poi marocchini, pakistani, afghani, albanesi (che addirittura hanno avuto più rimpatri che decisioni, probabilmente per via dell’arretrato) e altri. Bassissimi, invece, i tassi di rimpatrio effettivo per guineani (412 su 10.348), maliani (164 su 8781) e afghani (2.565 su 18.364)».

FRONTEX – In ogni caso, anche se la crisi sembra essere oramai alle spalle, la pressione migratoria ai confini dell’Ue rimane: per esempio, nel 2018 gli Stati membri hanno riportato il più alto numero di rilevamenti di tentativi di ingresso ‘clandestini’, vale a dire persone nascoste all’interno di treni, camion o altri veicoli, dal 2015 (2.258, contro 1.622 nel 2017). E’ invece calato il numero delle persone presenti illegalmente sul territorio Ue, a 361.636, rispetto a 435.084 nel 2017, cosa che è una conseguenza diretta del calo dei flussi in entrata. Frontex deve contribuire al buon funzionamento dei confini esterni, ha spiegato Leggeri. E per questo l’agenzia è destinata a crescere: Frontex  dovrà avere «un corpo permanente di 10mila effettivi di qui al 2027. E presto – ha assicurato infine il direttore dell’agenzia – ci saranno le condizioni giuridiche per effettuare operazioni congiunte fuori dal territorio Ue».

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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