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Relazione dei servizi: le Ong davanti alla Libia erano utili ai trafficanti, mentre dalla Tunisia partivano criminali

Nessun giornale buonista, ovvero la maggior parte dei grandi quotidiani omologati alla tesi pro migranti, ha sottolineato un fatto molto significativo, evidenziato  in un articolo di Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano e in altri pubblicati sul Giornale e Libero. II report annuale dei servizi segreti ci fa sapere che le Ong davanti alla Libia erano utili ai trafficanti e che dalla Tunisia partivano criminali.  La relazione annuale dei servizi dà argomenti alla linea dura sugli sbarchi. «La drastica riduzione delle navi Ong in mare ha privato i trafficanti della possibilità di sfruttare le attività umanitarie con navigli a basso costo », è un passaggio (sezione dedicata all’immigrazione clandestina, pag. 89) della Relazione annuale sull’attività di intelligence che è passato quasi inosservato. Nel 2018 gli sbarchi di migranti sulle coste italiane si sono ridotti dell’80 per cento rispetto al 2017 e «tale sviluppo è da attribuire soprattutto alla rafforzata capacità della Guardia costiera libica nella vigilanza delle acque territoriali, fortemente promossa dal governo italiano, e alla drastica riduzione delle navi delle Ong nello spazio di mare prospiciente quelle coste che, di fatto, ha privato i trafficanti della possibilità di sfruttare le attività umanitarie ricorrendo a naviglio fatiscente e a basso costo». Questo il passaggio ignorato (volutamente?) dalla maggior parte della stampa, favorevole alle Ong e all’accoglienza incontrollata, promossa da partiti e associazioni di sinistra e cattoliche.

Il documento enuncia una connessione tra la presenza delle organizzazioni non governative al largo della Libia e il business dei trafficanti di esseri umani. Il rapporto accusa in pratica le Ong di aver reso per anni la vita più semplice ai trafficanti che potevano permettersi di lasciare centinaia di migranti su gommoni instabili perché avevano la certezza che, in tempi rapidi, le navi private umanitarie sarebbero intervenute. In questi anni peraltro i servizi segreti avrebbero ottenuto informazioni sulle attività delle Ong e su quelle dei trafficanti con strumenti  propri dell’attività di intelligence.

Il documento, presentato dal premier Giuseppe Conte, titolare della delega ai servizi segreti, dal direttore del Dis (il coordinamento) Gennaro Vecchione e dai direttori dei due servizi Luciano Carta (Aise, estero) e Mario Parente (Aisi, interno) mette nero su bianco la relazione tra la presenza delle ong al largo della Libia e il business dei trafficanti di esseri umani. Il rapporto accusa in sostanza le organizzazioni non governative di aver favorito l’attività dei trafficanti che così lasciavano centinaia di migranti su gommoni instabili perché sapevano che le navi umanitarie sarebbero intervenute. A conferma di ciò si cita il fatto che il 10 aprile 2018 la Guardia di Finanza aveva smantellato una organizzazione attiva tra Nabeul (Tunisia) e la Sicilia che trasportava clandestini: «La rilevata presenza, nel circuito gravitante attorno al sodalizio, di soggetti attestati su posizioni jihadiste è valsa a ribadire il pericolo che il canale gestito dall’organizzazione potesse essere sfruttato per il trasferimento di estremisti, oltre che di individui ricercati per gravi reati».

Ma già durante il governo Gentiloni i servizi avevano fatto presente all’esecutivo un problema che viene sottolineato anche oggi nella relazione: se in mare ci sono troppi soggetti e migranti che passano da una nave all’altra, per l’intelligence diventa praticamente impossibile garantire che in mezzo ai normali disperati in cerca di una vita migliore non si infiltrino potenziali terroristi, caricati sul barcone all’ultimo secondo prima del salvataggio da parte degli stessi trafficanti (a Napoli sono stati arrestati due cittadini del Gambia sospetti di essere stati addestrati da Al Baghdadi, il capo dell’Isis).

La magistratura ancora non è riuscita però a far chiarezza su questi inquietanti aspetti delle azioni delle Ong, che stanno riprendendo il mare incoraggiate dalle inchieste intentate contro Salvini dalla magistratura siciliana, amplificate dalla propaganda delle sinistre e delle associazioni pro migranti,  e dall’ insuccesso (finora) delle inchieste della procura di Catania su alcune Ong. Che continuano a solcare baldanzosamente il Mediterraneo a caccia di migranti da salvare e da portare in Italia, soprattutto per mettere in difficoltà Salvini e il governo gialloverde.

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