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Calcio storico: Bianchi in finale con goldencaccia (3-2). Ma onore agli Azzurri (Foto)

FIRENZE – Lo faranno sindaco di San Frediano, Fabrizio Valleri, detto il Vallero. Non è riuscito ad imporsi alle elezioni comunali nella corsa per Palazzo Vecchio, ma in Oltrarno è un mito. Soprattutto dopo la straordinaria vittoria dei Bianchi, oggi, 16 giugno, sul sabbione di Santa Croce, contro una squadra azzurra fortissima e motivata, alla quale va certamente l’onore delle armi dopo quasi sessanta minuti di un calcio di altissimo livello. Due cacce a due dopo i cinquanta minuti regolamentari. Quindi la goldencaccia di Selvaggio intorno al decimo minuto della ripresa del gioco a oltranza. Quelli che nel calcio moderno sarebbero i supplementari. Qui, però, non c’è limite: vince chi segna. Bianchi in finale contro i Rossi, il 24 giugno, probabilmente davanti a un magnifico messere d’eccezione: Rocco Commisso, neo presidente della Fiorentina. Ma torniamo al Vallero, «sindaco di San Frediano»:  ha avuto il merito di orchestrare in maniera magistrale il gioco dei Bianchi: prima resistendo alla carica azzurra, portata avanti anche potendo contare su una prestanza fisica più marcata, visibile a occhio. Organizzati, i Bianchi (con ben quattro esordienti), quando si sono visti espellere quattro calcianti. Erano rimasti in 23 contro 25: un espulso anche fra gli azzurri e un infortunato (ricoverato all’ospedale con trauma cranico: auguri di cuore). Poi il riquilibrio: espulsi, nel prosieguo del gioco, anche altri due calcianti azzurri.

STORIA – E’ stata, lo dico senza timore di essere smentito, una delle più belle partite di calcio storico alla quale abbia mai assistito. Tenete conto che vedo livree e cacce dal 1955, quando avevo cinque anni. Altre golden cacce? Ne ricordo due, se la memoria non m’inganna (a una certa età, comunque, può succedere…). La prima nel 1976: Roberto Caiani, calciante glorioso ma prematuramente scomparso, dette la vittoria ai Bianchi, contro gli Azzurri, proprio nella fase ad oltranza. La seconda, la colloco nel 1982: Azzurri vittorioso grazie a mezza caccia persa dai Verdi. Quindi si arriva a oggi, a una partita completamente diversa, sia nel ritmo che nella tattica, rispetto alla semifinale Rossi-Verdi. Stavolta, pur rispettando le nuove regole che impongono solo il confronto testa a testa, senza mischie nè risse collettive, è stato scontro duro fin dall’inizio. Ha ragione Michele Pierguidi, presidente del Calcio storico: non è la regola che fa il gioco, ma sono i calcianti, a seconda della tattica che scelgono. Sono state scintille fin dal primo secondo. Bianchi in difficoltà per le espulsioni e apparentemente meno «corposi» degli avversari. Ma lì, mentre perdevano uomini per le espulsioni, sono venuti fuori la regìa del Vallero e l’ottima organizzazione difensiva della squadra d’Oltrarno. Azzurri comunque in zona tiro al 20′: sembrava Randelli, invece era Davide Di Raffaele. Buona posizione di tiro, ma palla alta. Mezza caccia persa dagli Azzurri.

NANA’ – I Bianchi, dopo momenti di difficoltà, cominciano a crederci. Provano anche ad andare ad aumentare il vantaggio con un paiodi sortite con palla alla mano. Puniti dalla ripartenza azzurra: azione rapida e incontenibile di Bastiani. Caccia: una a mezza per gli Azzurri. Ora è Santa Croce a crederci. Emanuele Ceccherelli, figlio di Gabriele, lo Zena, antico trascinatore azzurro, prova ad affondare il colpo al 39′. Ma la conclusione è sopra la reticell: altra mezza caccia persa: è una caccia a una. Il Vallero riparte: e pesca Nanà Rodriguez, solo, sotto la caccia. Due a una per i Bianchi. E’ il 43′, stte alla fine. Tutto risolto. No, la partita s’infiamma: al 46′ Bastiani, degno erede di Piombino (calciante azzurro che era bravissimo sotto caccia), segna in maniera esaltante. E ora? Passano i minuti. Nessuno segna e nessuno sbaglia.

SELVAGGIO – I cinquanta minuti vanno in archivio. Piccolo stop per dissetarsi. Si riparte. Squadre guardinghe, attente. Calcianti consapevoli della responsabilità di commettere il minimo errore. Passano i minuti di questo esaltante recupero. Il Vallero decide di guidare le operazioni. E anche di rischiare. La manovra è indovinata. Selvaggio va in caccia fra il tripudio dei tifosi Bianchi, assiepati nella tribuna davanti alla basilica di Santa Croce. Festa grande per San Frediano. Marino Vieri, capitano non giocatore, prezioso dispensatore di consigli e pronto a intervenire quando qualcuno rischiava di perdere la testa, abbraccia tutti. Emiliano Venturi, l’alfiere, figlio di un grande calciante bianco (Andrea venturi detto il Ruspa) sventola il vessillo bianco con la colomba. Ma azzurri da onorare e da applaudire: grande partita, anche la loro. Ora appuntamento al 24 giugno: per un finale che si annuncia come un’altra pèagina di grande Calcio storico.

 

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Sandro Bennucci

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