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Beni culturali: Mibac limita l’autonomia dei direttori e la toglie a quattro musei, anche alla Galleria dell’Accademia

ROMA – A pochi giorni dalla scadenza del 30 giugno è pronta la bozza del Dpcm di riforma del ministero della cultura che è stata inviata a Mef e Funzione pubblica. Tra i punti cardine del testo – che dal Mibac sottolineano potrebbe subire importanti modifiche – un taglio dei musei autonomi: scompaiono dall’elenco Parco dell’Appia, Museo Nazionale Etrusco, Gallerie dell’Accademia e Castello di Miramare.
Nella bozza di riforma che dopo l’ok di ministero dell’Economia e Funzione pubblica dovrebbe arrivare al Consiglio dei ministri (in mezzo palazzo Chigi potrebbe decidere di chiedere un parere al Consiglio di Stato, ma c’è un problema di tempi dato appunto dalla scadenza al 30 giugno) ci sono molte novità sia a livello nazionale sia a livello delle strutture periferiche.

Nella sede centrale del ministero della Cultura viene rafforzata la macchina organizzativa con più poteri accentrati sulla struttura guidata dal segretario generale, di fatto il numero uno amministrativo del dicastero dopo il ministro. Cambia in parte l’organizzazione delle direzioni generali, con l’arrivo di un nuovo ufficio “Contratti e concessioni” e con la direzione delle arti contemporanee, architettura e paesaggio che diventa Direzione generale Creatività contemporanea e rigenerazione urbana inglobando per la prima volta tra le sue competenze la moda e il design e “promuovendo interventi di rigenerazione urbana”.

La nuova direzione contratti acquisisce parte delle competenze del bilancio e – questa è un’altra delle importanti novità rispetto alla riforma Franceschini – sopra una certa soglia di spesa (l’importo verrà precisato in un successivo decreto) svolge le funzioni di stazione appaltante per tutti gli uffici periferici del ministero, in teoria quindi anche per gli istituti autonomi come Pompei, Colosseo, Uffizi.

Per il sindaco di Firenze Dario Nardella la controriforma di Bonisoli conterrebbe addirittura anti-patriottismo e spirito totalitario . È «l’Italia nella sua interezza che viene ad essere colpita da questo disegno che ci riporta indietro di 40 anni –   ha dichiarato il primo cittadino in un’intervista al Messaggero – Verrebbe meno da subito, e poi mi aspetto altri disastri, l’autonomia delle Gallerie dell’Accademia di Firenze, ma anche del Parco archeologico dell’Appia antica e del museo etrusco di Villa Giulia a Roma, e del parco del castello di Miramare a Trieste. Tutto viene ridato in mano alla burocrazia ministeriale».

Quanto alla nuova Direzione Generale Contratti e Concessioni, altra novità prevista dalla bozza del DPCM, Nardella afferma che si tratterebbe di «un organismo da far impallidire il soviet supremo o sembra preso di peso dalle satire di Gogol contro l’iper-burocrazia zarista. Apro un bookshop agli Uffizi ma non lo posso fare se la super-direzione superiore non mi dà il permesso? Una follia pensare a un unico centro che gestisce le gare per i servizi dei singoli musei che in questi anni con l’autonomia hanno fatto incassi e cultura. Poi ci sono decisioni bislacche. Come quella di affidare alla direzione centrale che si occupa della arti contemporanee anche il tema della riqualificazione urbana, che è tipica materia dei sindaci».

Sul tema è intervenuta anche Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze, che in un’intervista al Corriere Fiorentino ha detto che questo «è il momento più sbagliato per togliere l’autonomia al suo museo: se l’autonomia scomparirà, ha puntualizzato, addio progettazione, addio capacità di far fronte agli imprevisti. Sarà un ritorno al passato, a prima che il museo iniziasse a respirare. Addio a conferenze, concerti, alla rassegna Voci fiorentine che è appena ripartita». Da parte di Hollberg dubbi anche sull’abolizione dei consigli di amministrazione: «un Cda è sempre un organo di controllo fondamentale per noi direttori. Nella mia esperienza di musei non esiste che non ci sia un Cda. È anche un aiuto: se sbaglio qualcosa, me lo dice il Cda».

Lapidario il commento sul giornale La Stampa, dal titolo significativo: «Basta direttori-padroni», nel quale si svela il piano ministeriale per limitare i poteri organizzativi ed economici ai Direttori dei musei. Il giornale torinese fa un esempio significativo:  «Gli Uffizi non presteranno mai i dipinti di Leonardo al Louvre». Un simile diktat, espresso sei mesi fa dal direttore Eike Schmidt, sarà molto difficile che si ripeta. Perché sarà il ministero a decidere se Botticelli o Raffaello possono espatriare. E il cambio di passo, di cui i prestiti non sono certo il punto più rivoluzionario, è imminente. «Presto finirà il potere assoluto dei direttori anche dal punto di vista economico», spiegano al Mibac. Anche di qui le proteste dei responsabili fiorentini sopra citati.

 

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