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Agrigento: capitana Rackete iscritta registro indagati. Rischierebbe anche Salvini. Perquisizioni della Guardia di finanza a bordo

AGRIGENTO – La comandante Carola Rackete, eroina di tutta la sinistra e dei buonisti nostrani, vezzeggiata dai parlamentari saliti a bordo della Sea Watch, sarebbe indagata dalla procura di Agrigento per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Dopo la prima informativa della polizia giudiziaria, la procura di Agrigento avrebbe aperto un fascicolo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e rifiuto di obbedienza a nave da guerra e  iscritto sul registro degli indagati la giovane condottiera.

Il Messaggero informa che agli atti, oltre all’informativa, ci sono anche alcune mail che la Rackete ha inviato agli inquirenti, spiegando le ragioni della sua decisione. Ma c’è un altro fascicolo che potrebbe coinvolgere il Viminale: quello aperto – per ora senza ipotesi di reato – dopo un esposto presentato dai legali della Ong tedesca.
Per il momento, però, nonostante l’inchiesta, i migranti non sbarcano. A differenza delle altre volte la polizia giudiziaria non ha ancora disposto d’iniziativa il sequestro dell’imbarcazione, che sarebbe stato giustificato dalle ipotesi di reato formulati nell’informativa. Una misura che, poi, il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, e l’aggiunto Salvatore Vella dovrebbero convalidare e che avrebbe come conseguenza l’immediata discesa a terra dei migranti, i sigilli messi alla nave per il tempo necessario allo svolgimento degli accertamenti e poi, una volta terminate le esigenze probatorie, il dissequestro della Sea Watch3. Un copione già visto e che il Viminale vorrebbe evitare di ripetere.

Al vaglio dei magistrati, come detto, non c’è solo la nota della Finanza – che ieri è nuovamente salita a bordo dell’imbarcazione e dovrà riferire in Procura -, ma c’è anche l’esposto presentato dai legali della Sea Watch. Si tratta di una denuncia generica, in cui gli avvocati Alessandro Gamberini e Leonardo Marino chiedono alla procura di valutare «eventuali condotte di rilevanza penale» da parte delle «autorità marittime e portuali preposte alla gestione delle attività di soccorso», e dove si sollecita «l’adozione di tutte le misure necessarie» per consentire lo sbarco dei migranti «e porre fine alla situazione di gravissimo disagio» cui sono sottoposti. Per il momento il documento è confluito in un fascicolo parallelo, senza ipotesi di reato.

Ma se lo sbarco dovesse essere negato a oltranza,potrebbe verificarsi un nuovo caso Diciotti, con il ministro dell’Interno che rischierebbe, ancora e per la terza volta, l’iscrizione sul registro degli indagati per sequestro di persona. Se le indagini dovessero indirizzarsi in questo senso la competenza non sarebbe della procura di Agrigento: il fascicolo verrebbe trasmesso alla procura di Palermo.

AGGIORNAMENTO DELLE 14,30 – «Stiamo valutando il sequestro probatorio della Sea watch…». Così, il Procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella risponde ai cronisti che lo hanno atteso all’aeroporto di Lampedusa dove è appena arrivato per l’interrogatorio della comandante della nave Carola Rackete. «Stiamo studiando le carte, noi facciamo il nostro lavoro e non vogliamo sostituirci a nessuno. Non saliremo a bordo della Sea watch, è in corso la perquisizione della Guardia di Finanza su nostra delega». Le Fiamme gialle sono salite a bordo della nave poco dopo le 14 per perquisire l’imbarcazione.

Del caso Sea Watch potrebbero occuparsi anche i magistrati romani. Giorgia Meloni ha infatti annunciato che Fratelli d’Italia ha presentato un esposto alla procura della Capitale chiedendo di «verificare il comportamento di due velivoli delle Ong che operano nel Mediterraneo e di valutare il loro sequestro immediato: avrebbero sorvolato la Sar libica per individuare e segnalare alla Sea Watch3 i barconi carichi di immigrati da recuperare e condurre verso l’Italia».

 

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