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L’economia nel Mezzogiorno ristagna, mentre la popolazione residente si riduce

ROMA – Grande stagnazione per l’economia del Meridione. Lo evidenzia l’analisi di mezza estate condotta da Confindustria e Srm-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Centro studi del Gruppo Intesa Sanpaolo), che mette in guardia sugli arretramenti dell’economia nei primi mesi del 2019.

I disoccupati, dalle analisi, sono circa un milione e 500 mila, il tasso di attività si ferma al 54% e quello di occupazione al 43,4%. Un dato ancor più preoccupante se si considera che l’occupazione giovanile ha raggiunto un tasso record del 51,9%. Più di un giovane meridionale su due non lavora.

Per quanto riguarda le imprese, dopo molti trimestri di aumento, le imprese attive sono meno di 1 milione settecentomila, ma di queste, solo 25 mila hanno più di 9 dipendenti.

L’occupazione inoltre mostra alcuni elementi positivi e molti elementi negativi, quali un -2,2% nel terzo trimestre, con gli occupati che tornano sotto la soglia dei 6 milioni. Le Regioni meno influenzate da questo calo sono Molise, Puglia e Sardegna. Rimangono dunque ancora molto lontani i valori pre-crisi, con investimenti fissi lordi totali inferiori del 36,2% rispetto a quelli del 2007.

Sul fonte creditizio infine, si assiste tra il 2017 e il 2018 a un forte calo dei crediti in sofferenza, che scendono al Sud in un solo anno di circa 8,3 miliardi. Ad eccezione del credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno è in calo anche la spesa pubblica per incentivi alle imprese, vanificando la prospettiva di una rivoluzione che necessiterebbe azioni forti, come evidenzia il rapporto, a partire dal rapido avvio delle Zone Economiche Speciali, per dare ulteriore impulso agli investimenti nel Mezzogiorno dal punto di vista imprenditoriale e logistico portuale, e dal rilancio del credito d’imposta per gli investimenti al Sud

Un dato a dir poco preoccupante, quello evidenziato dal Centro Studi di Confcommercio. Riguardo al Sud Italia, tra 20 anni ci saranno all’incirca un milione in meno di persone. Data la continua riduzione della popolazione residente, la quota di ultrasessantenni supererà il 40%. Importante anche il forte divario riguardante il tasso di occupazione fra Nord e Sud.

Nel Sud Italia, il tasso della popolazione occupata sul totale tra i 20 e i 64 anni è pari al 48,2%. Il direttore del Centro Studi, Mariano Bella ha evidenziato come “Se nel Nord la popolazione tiene abbastanza, dal Sud scompaiono oltre 222 mila persone, cioè 300 mila residenti persi in 4 anni quasi il 75%. Ormai, il Mezzogiorno sembra essere proprio un’area di transito verso qualche altro posto, almeno per chi ha la possibilità di andare via”.

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