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Pd e 5stelle vanno avanti: l’ipotesi Fico premier piace ai Dem. Di Maio non gradisce. E la base chiede un voto su Rousseau

Roberto Fico, presidente della Camera

ROMA – No deciso a un Conte bis, ma se il M5s facesse il nome di Roberto Fico sarebbe «un ottimo punto di partenza». Così fonti del Nazareno commentano in serata l’ipotesi che sembra crescere nelle ultime ore e che vedrebbe il presidente della Camera possibile premier di un governo M5s-Pd. L’idea è emersa in un vertice della maggioranza Pd e vedrebbe concordi i renziani. Fonti del Nazareno, interpellate sulla posizione del segretario Zingaretti, affermano: l’ipotesi di Fico «emerge da ambienti M5S, se poi si concretizzasse sarebbe un ottimo punto di partenza». Tuttavia, il Capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, non si pronuncia: Fico non è un suo uomo. Tutt’altro. Con Fico premier, la parabola di Di Maio comincerebbe l’inevitabile discesa. Senza contare che anche i Cinque Stelle devono fare i conti al loro interno. La base ribolle, divisa tra chi vorrebbe andare al voto e chi punta ad un accordo con i Dem e chi, invece, vorrebbe rifare l’alleanza con la Lega. Tanto che si avvicina l’ipotesi del voto sulla piattaforma Rousseau. Secondo alcuni parlamentari pentastellati, se nascerà un governo giallorosso, l’accordo passerà al vaglio della consultazione online se il premier sarà di nuovo Giuseppe Conte. Senza di lui, il rischio di una bocciatura sarebbe altissimo. Fico va bene come presidente della Camera ma non alla uida del governo. In tutto questo, Matteo Salvini ancora non ha perso le speranze.

Il premier dimissionario Giuseppe Conte ha rotto un silenzio che durava da giorni per mettere il turbo all’alleanza fra Pd e Movimento Cinque stelle: «Per quanto mi riguarda, la stagione con la Lega è chiusa e non si riaprirà». Il messaggio è chiaro: sono disponibile a un Conte bis, ma bisogna chiudere definitivamente la porta a Salvini. Il motivetto è piaciuto al Pd, che per tutta la giornata non ha ottenuto dal Movimento Cinque Stelle una risposta netta sulla fine dell’esperienza gialloverde. «Mi auguro non esista l’ipotesi del doppio forno», ha ribadito il segretario Pd Nicola Zingaretti.

Il cerchio non è comunque chiuso. Perché Conte non vuole la Lega, ma il segretario Dem non vuole Conte, che viene invece sostenuto da Luigi Di Maio. Manca ancora la quadra, ma il tentativo di accordo sembra prendere corpo. E la scadenza indicata dal Colle si avvicina. Il presidente Sergio Mattarella è stato netto: martedì vuole risposte chiare. E soprattutto vuole un nome per dare l’incarico. Poi potrebbe concedere un altro po’ di tempo per permettere all’incaricato di formare la squadra di governo. Ma le dichiarazioni ufficiali dei leader di partito sono tutte viziate dal tatticismo. Il lavoro vero per trovare l’accordo prosegue sotto traccia. Difficile che salti tutto solo per un nome. Saranno giorni di rilanci, di richieste che servono anche a testare le intenzioni delle parti.

 

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Sandro Bennucci

Direttore del Firenze Post Scrivi al Direttore

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