
ANSA / MATTEO BAZZI
ROMA – Dopo la prima esultanza, risultata pienamente ingiustificata, anche il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, in vista della riunione fra i ministri dell’interno dell’inutile Europa, retrocede dal suo iniziale ottimismo e riconosce che eiste il concreto e forte il rischio che il Patto di Malta non cominci nemmeno i suoi sei mesi di prova.
Sono troppo pochi i paesi che hanno aderito, «tre o quattro» come evidenzia la titolare del Viminale, e sono, oltre ai firmatari Italia, Malta, Francia e Germania, «Irlanda, Lussemburgo e Portogallo». Considerando che il 90% dei migranti in arrivo chiedono asilo, «bisogna allargare la condivisione» avverte Lamorgese, in procinto di partire per Bruxelles e avviare dialoghi con gli altri membri Ue per convincerli ad entrare nel progetto, almeno per i sei mesi pilota, con la speranza che vengano rinnovati.
Un punto pericoloso è pero quello previsto dal Patto e rilanciato dal ministro tedesco Seehofer, che ha ribadito che «lasceremo l’accordo se i migranti da accogliere da centinaia diventeranno migliaia». L’emergenza per ora si registra nel Mediterraneo orientale poiché, in risposta alle trivellazioni al largo di Cipro, Erdogan ha ripreso a far partire i barconi. In crisi più di noi sono Grecia e Cipro, visto che l’Italia,grazie alla contestata gestione di Salvini, si trova al diciassettesimo posto per domande di asilo e il numero degli sbarchi è crollatodal 2018, per riprendere, triplicato, dal cambiamento di Governo in poi.