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Pensioni e Quota 100, grillini e sindacati su sponde opposte mentre i pensionati protestano

Si era un po’ attenuato il dibattito sulle pensioni, che era impazzato ai tempi di Salvini per le polemiche contro la Fornero e la sua riforma, gli esodati e la costrizione di lavorare fino ad età troppo avanzate, e ancora prima sui tagli alla perequazione e alle cosiddette pensioni d’oro, per le quali sono stati presentati migliaia di ricorsi giurisdizionali.
Le ultime discussioni sulla riforma delle pensioni vertono sempre sul dibattito relativo ai contenuti della manovra 2020 in campo previdenziale e sulle quasi ormai quotidiane diatribe circa l’abolizione od il mantenimento della Quota 100.

Il Movimento 5 Stelle, che è parte fondamentale del governo giallorosso, nel quasi silenzio dell’alleato (si fa per dire) Pd ha pubblicato sulla sua pagina ufficiale Facebook un post in cui spiega dettagliatamente come non vi sia alcuna intenzione di toccare né quota 100 né il Reddito di cittadinanza.
I grillini affermano: «Quota100 è un pilastro dell’Italia di oggi e di domani: chi ha compiuto 62 anni e ha versato almeno 38 anni di contributi potrà finalmente andare in pensione. Insieme al Reddito di Cittadinanza è stata la prima risposta alle politiche di austerità del recente passato ed era scritta nel programma elettorale del MoVimento 5 Stelle per le elezioni politiche 2018. Togliere Quota 100 sarebbe stato uno sfregio non solo a decine di migliaia di lavoratori di lungo corso che vogliono aderirvi, ma anche ai giovani che a causa della Legge Fornero si sono trovati forzatamente disoccupati in questi anni di crisi e austerità».
Quanto alla legge Fornero aggiungono: «Qualcuno forse si è dimenticato cosa fu la Legge Fornero, il simbolo di una crisi scaricata interamente sui cittadini, una legge illogica e irresponsabile che in questi anni ha costretto alla disoccupazione decine di migliaia di giovani e ha ricompensato persone che hanno lavorato per oltre quarant’anni con l’incertezza più totale».

Su tale tema si sono espressi anche i sindacati, insoddisfatti dalle risposte dopo il recente incontro con il Governo. In particolare Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil, ha dichiarato al sito pensionipertutti.it, riferendosi agli ultimi incontro col Governo: e al dibattito sull’abolizione o meno di quota 100: «Per noi è importante che la Legge di bilancio non contenga alcun intervento penalizzante su Quota 100 perché questa norma, pur se a termine e pur non avendo dato una risposta alla parte più debole del mondo del lavoro, ha comunque determinato delle aspettative concrete che non possono essere improvvisamente alterate».
E ha aggiunto: «Vi sono alcune importanti questioni sulle quali ancora non abbiamo ottenuto risposte soddisfacenti, come quella della rivalutazione delle pensioni in essere, ad iniziare da quelle medie e basse, e anche per questa ragione i pensionati di Cgil, CISL e Uil manifesteranno il prossimo 16 novembre. Anche sul tema che abbiamo riproposto di una soluzione definitiva al problema esodati, ancora nessuna risposta è arrivata».

Dunque le pensioni, anche per il governo giallorosso, come per tutti i precedenti governi, costituiscono una patata bollente che, al di là dell’importante questione dell’Ilva, potrebbe essere una pericolosa mina sulla prosecuzione della legislatura. I pensionati non accettano più di essere considerati il bancomat dei vari governi. Che poi distribuiscono risorse pubbliche a ex terroristi, spacciatori, pregiudicati, come dimostrato da recenti indagini e controlli sull’attribuzione del reddito di cittadinanza. E per il 16 novembre hanno già indetto una manifestazione nazionale di protesta contro le rivalutazioni – elemosina per il 2020 proposte dal Governo, un’offesa indecente per la categoria.

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