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Riforma giustizia: Davigo difende i magistrati italiani, i più produttivi secondo il Consiglio d’Europa

ROMA – Piercamillo Davigo difende a spada tratta la sua categoria, per molti versi attaccata, talvolta giustamente checché ne dicano i magistrati, dall’opinione pubblica e dalla politica.

«I magistrati italiani, sulla base delle statistiche del Consiglio d’Europa sono i più produttivi tra 47 stati. In Italia però ci sono troppo processi, soprattutto nei gradi successivi al primo». Piercamillo Davigo, togato al Csm e presidente di sezione della Cassazione, risponde così, intervistato a Circo Massimo su Radio Capital, a una domanda sull’ipotesi, illustrata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede al termine del vertice di ieri sera, di chiedere maggior conto al magistrato che sfora dal punto di vista dei tempi del processo.

«In Italia l’impugnazione è la regola perché non si corre alcun rischio e si differisce l’esecuzione della pena e fino a questa riforma si sperava nella prescrizione – spiega – Il secondo grado si paralizza se non si mettono filtri. In Francia solo il 40% delle condanna in primo grado viene appellato perché là rischiano di avere una sentenza di secondo grado più severa della prima mentre in Italia questo non è possibile e tutti fanno ricorso».

Davigo risponde a questo punto alle critiche ricevute dall’Unione camere penali e dice di essere «stufo di sentire parlare della violazione dei diritti. La patria dei diritti dell’uomo è la Francia e lì la ‘reformatio in peius’ non c’è, dobbiamo smetterla di credere di essere i più bravi al mondo, ritengo utile mettere più filtri anche nel processo di primo grado. Un innocente in un sistema civile non dovrebbe proprio andare processo». ma sono proprio i nostri magistrati, senza alcun fondamento certo, a ritenersi i più bravi al mondo e un modello da seguire dagli altri.

Quando gli si chiede se condivide l’ottimismo del governo sulla riduzione dei tempi del processo, Davigo si mostra scettico perché le «risorse economiche non ci sono, visto il debito pubblico che abbiamo. E non è facile trovare risorse umane. Pensate che non riusciamo quasi mai a coprire i posti messi a concorso in magistratura, non perché manchino candidati ma perché il numero di candidati ammessi agli orali è inferiore al numero di posti messi a concorso. Dobbiamo farci domande molto serie sul livello di preparazione universitaria – avverte Davigo – la preparazione universitaria non è mediamente sufficiente per superare il concorso. Bisognerebbe vedere se la formazione è adeguata a formare persone adatte a fare questo lavoro. Non abbassiamo l’asticella e dire prendiamoli anche se sanno meno cose perché poi si strillerà contro la cattiva qualità dei giudici».

Come al solito nessun cenno di autocritica, la casta è al di sopra di ogni giudizio.

Davigo, Difesa, magistrati


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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