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Librerie: crisi del settore, in 5 anni hanno chiuso in 2.300

ROMA – Una crisi lunga e profonda che sembra, purtroppo, non conoscere fine quella che ha investito le librerie italiane, attanagliate in una morsa mortale dalla quale non riescono a liberarsi. E’ iniziato malissimo il nuovo anno nella Capitale dove hanno chiuso i battenti la Feltrinelli International di Via Vittorio Emanuele Orlando, libreria specializzata in testi in lingua straniera oltre che punto di ritrovo per migliaia di studenti e turisti e la Feltrinelli di via Giovanni Pierluigi da Palestrina.

IL CASO ROMA – La Capitale, dunque, continua a perdere pezzi. Le due librerie del gruppo Feltrinelli vanno, infatti, ad aggiungersi ad un triste e lungo elenco: la Libreria del Viaggiatore, in via del Pellegrino, la Pecora elettrica, nel quartiere Centocelle, oggetto di una serie di attentati incendiari che hanno spinto i proprietari a gettare la spugna e la libreria Coliseum, in via del Teatro Valle, un vero tempio per i bibliofili. In dieci anni a Roma hanno chiuso 223 librerie – Secondo i dati forniti da Confcommercio, nella Capitale dal 2007 al 2017 hanno chiuso 223 librerie: la Regione Lazio nell’ultimo bilancio ha per questo stanziato per il nuovo anno in corso un milione di euro per le librerie indipendenti, oltre a un fondo dedicato che prevede altri 250 mila euro per il 2020 e 300 mila euro per i due anni successivi

La situazione, però, non va meglio nelle altre città. In 5 anni hanno chiuso 2300 librerie nel nostro paese, dando il via a una crisi economica e culturale. strage delle librerie ha toccato numeri da brivido: ai 2.300 negozi che hanno chiuso i battenti negli ultimi cinque anni – come detto – si sono già aggiunti diversi casi in questo scorcio di 2020
Un’emorragia che tocca purtroppo tutto lo stivale, da Nord a Sud, mentre anche da Torino arriva un’altra pessima notizia.

Ha gettato la spugna lo scorso 28 dicembre, anche la famosa libreria Paravia – la seconda più antica d’Italia con sede in Piazza Vincenzo Arbarello 6, angolo via Bligny a Torino. Nata nel 1802, dopo essere stata per decenni un vero e proprio punto di interesse per i cittadini torinesi ma anche per i turisti, i proprietari si sono visti costretti a chiudere l’attività.

Tanti i fattori che hanno tenuto purtroppo sempre vivo il fuoco della crisi: prima di tutto c’è da fare i conti con i lettori sempre più scarsi (nel 2018 solo 5 milioni di italiani leggevano almeno un libro al mese secondo i dati AIE). In tanti però puntano il dito contro Amazon. Il colosso dell’e-commerce da 107 miliardi di fatturato globale, con 300 milioni di clienti e 111 centri di distribuzione in tutto il mondo, ha dato il via alla propria rivoluzione sulla capacità di attrarre il consumatore con un’offerta vastissima e un servizio eccellente, a prezzi ribassati. Questo approccio vale per qualsiasi campo, a maggior ragione per l’editoria, che da sempre occupa un posto speciale nel cuore del patron Jeff Bezos. “C’è una nuova grande libreria in città, che non troverai sulla mappa di Seattle. Se quindi vuoi girovagare tra i suoi corridoi per esaminare la sua offerta, dovrai guardare su Internet”. Con queste parole, nel novembre del 1995, la media company americana Knight-Ridder annunciava l’avvento di quello che sarebbe diventato il più grande colosso di e-commerce del mondo.

Questo il quadro generale, mentre langue in Senato la “legge sul libro” che dovrebbe aiutare a sopravvivere proprio i negozi tradizionali. Il testo, che aveva già ricevuto il via libera dalla commissione Cultura della Camera, puntava alla riduzione degli sconti massimi applicabili sui libri (dal 15 al 5%). e all’attivazione di una card cultura per i meno abbienti.

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