Gli agenti non hanno lasciato il campo neanche in serata, continuando a presidiare la città nel quartiere dello shopping di Causeway Bay e a Wanchai, impedendo qualsiasi scia della mobilitazione, dopo quella principale del pomeriggio. La giornata è trascorsa con altissima tensione: la polizia ha caricato, usato di spray urticanti, gas lacrimogeni e canoni ad acqua, mentre gli attivisti hanno messo in campo barricate di fortuna, blocchi stradali e lanci di mattoni. La rabbia dei manifestanti è stata alimentata anche dalle parole del vicepremier Han Zheng, uno dei 7 membri del Comitato permanente del Partito comunista che ha in carico la gestione dei rapporti con l’ex colonia: incontrando a Pechino i delegati di Hong Kong ha assicurato che la normativa in via di discussione non dovrà essere sottostimata, ma attuata fino alla fine.
I giudizi hanno avuto altre spiegazioni nelle valutazioni del ministro degli Esteri Wang Yi, che ha cercato di rassicurare. «L’eccessiva ingerenza straniera illegale negli affari di Hong Kong ha messo gravemente a rischio la sicurezza nazionale della Cina. In tali circostanze, un sistema giuridico e di meccanismi di applicazione a tutela della sicurezza nazionale della città è diventata una priorità urgente. Dobbiamo farlo senza il minimo ritardo», ha detto nella videconferenza a margine della sessione parlamentare, rimarcando l’importanza di apportare correttivi dopo le proteste su vasca scala, spesso violente, partite a giugno del 2019 contro la legge sulle estradizioni in Cina.