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Venezia: il Mose ferma l’acqua alta. Piazza San Marco all’asciutto. Il sindaco Brugnaro: «Giornata storica»

Le barriere del Mose, costruitre per salvare Venezia dall’acqua alta
ANSA / Elisa Fornari

VENEZIA – Il mare cresce, ma Piazza San Marco resta all’asciutto: l’entrata in funzione del Mose, oggi 3 ottobre, ha permesso, almeno per ora, al salotto buono di Venezia. e dell’Italia, di evitare il fenomeno dell’acqua alta. Il Mose è chiuso, e dentro la Laguna di Venezia la marea non sta crescendo. Lo comunica il Centro maree del Comune. Alle ore 10.00 sono stati misurati alla Diga Sud del Lido 119 centimetri, a Punta Salute, dove si registra il medio mare 69.  Il test è andato bene, dice il Provveditore alle opere pubbliche, Cinzia Zincone: «Si apprezza una consistente differenza – spiega – di altezza dell’acqua tra la parte difesa dal Mose e quella che non lo è». Un test giudicato positivamente: non filtra acqua.

«E’ una giornata storica, riuscire a fermare il mare solo a Venezia si poteva fare. Ora ci sono 70 centimetri di dislivello di mare, c’è scirocco teso, siamo soddisfatti», sottolineato il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, in sopralluogo alla bocca di porto di Chioggia. Brugnaro aggiunge: «Poi c’e’ tutta la questione di chi gestirà l’opera , io penso per forza debba essere l’amministrazione locale. L’idea che l’Italia ce la possa fare qui c’e’ tutta».

AGGIORNAMENTO DELLE 12,33: Resta stabile a 70 centimetri la marea registrata a Punta della Salute, a Venezia, grazie al Mose che ha dato una prova positiva al suo primo test, in condizioni di maltempo e alta marea. Anche nel momento del suo picco massimo, i 135 centimetri previsti dal Centro maree di Venezia alle 12.05, il Mose ha dimostrato di funzionare tenendo bloccata l’ondata di alta marea al di fuori dalla laguna di Venezia.

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Il Mose funziona. E si tratta di una grande impresa: si può salvare Venezia, gioiello unico al mondo, dall’aggressione del mare. Ma oggi, tutti coloro che si sono scagliati contro il Mose, dicendo che era opera inutile e dannosa per l’ambiente, e facendo finire sotto inchiesta chi invece ci aveva lavorato e creduto, dovrebbero avere l’umiltà di chiedere scusa. Invece diranno: sì, però… e magari si accapiglieranno per gestire il funzionamento.

sandro bennucci

 

 

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