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Migranti e terrorismo: Lamorgese annuncia permessi temporanei per lavoro, lotta al terrorismo islamico

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ANSA / MATTEO BAZZI

ROMA – «Dobbiamo creare dei canali di immigrazione regolare, dando permessi di soggiorno temporanei a chi viene a lavorare. Negli ultimi giorni gli sbarchi sono un po’diminuiti, ma abbiamo avuto momenti difficili a causa della grave crisi economica, politica e sociale registrata in Tunisia». Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese spiega al Giornale il motivo degli ultimi arrivi dei migranti sulle nostre coste e parla dei piani del Governo per gestirli. Primo fra tutti l’accordo con la Tunisia, che, precisa, «non è un blocco navale, che sarebbe un atto di guerra. Semmai, in pieno accordo con la Tunisia, metteremmo degli assetti come aerei e navi, ovviamente fuori dal loro spazio aereo e marittimo, per un’allerta precoce in modo da avvertirli laddove venga individuata un’imbarcazione in partenza e bloccarla nell’immediatezza visto che chi arriva dalla Tunisia, Paese sicuro, quasi mai chiede asilo. Nei cpr attualmente abbiamo 1.425 posti, ma effettivi ce ne saranno circa 600 perché molti poi li distruggono deliberatamente per renderli inutilizzabili. I cpr, per funzionare meglio, dovrebbero essere a porte girevoli: nel senso che tu entri, esci e vieni rimpatriato. Sono fondamentali gli accordi coi Paesi di provenienza. In Tunisia sono andata due volte e ho ottenuto che da 2 voli a settimana, con 40 persone ad aereo, si passasse prima a 3 e ora a 4. Pensi che sono andata in Algeria dove non vedevano un ministro dell’Interno dal 2017. Ora abbiamo fatto un tavolo di lavoro e
manderanno un pool di persone per darci una mano per le identificazioni».

Resterà comunque il problema della moltitudine dei migranti economici che sbarcano giornalmente sulle nostre coste o penetrano i nostri confini terresti, tutti clandestini che difficilmente potranno essere rinviati al mittente o smistati nella neghittosa ed egoista Europa.

«La linea – prosegue la ministra -, secondo me, è quella di creare dei canali di immigrazione regolare. Se tu dai permessi di soggiorno per 6 mesi e li fai venire a raccogliere la frutta però ce li hai tutti segnalati. Tuttavia, dobbiamo garantire la sicurezza sanitaria dei territori ed è il motivo per cui abbiamo fatto ricorso alle navi quarantena, dove ora le operazioni di identificazione le facciamo prima che salgano». Quanto al processo a Salvini per la nave Gregoretti, dice, «non entro su questo tema, ma posso dire che ognuno ha agito secondo la propria coscienza e se Salvini pensa di aver fatto bene si difenderà nei modi giusti»’.

Sul rischio terrorismo in Italia, prosegue Lamorgese, «c’è il massimo dell’attenzione. Noi abbiamo una prevenzione che funziona e coloro che risultano segnalati tramite rapporti con le autorità dei Paesi da cui provengono li mandiamo nei cpr per poi procedere ai rimpatri forzati. L’Isis esercita spesso una sorta di fascino su quelle persone. Noi quello dobbiamo temere». E sull’attentatore passato da Lampedusa e la richiesta di dimissioni, dice: «Non entro mai nelle polemiche, ma dico una cosa: allora anche in passato si sarebbero dovuti dimettere molti ministri quando si sono verificati altri passaggi di terroristi sul territorio. Non vuol essere una giustificazione, ma dobbiamo sempre avere un livello di guardia molto alto. Mi meraviglio sempre di queste polemiche italiane. Non ho mai sentito qualcuno in altri Paesi che chiedesse le dimissioni di un ministro anche con eventi gravi che si erano verificati».

L’intervista è stata rilasciata probabilmente prima che venissero denunciate lettere di minacce delle Nuove BR a Bonaccini e sindaci dell’Emilia. L’inteligence le ritiene poco fondate e probabilmente a ragione. Da vecchio prefetto che ha vissuto gli anni bui del rinascente terrorismo rosso, dall’assassinio di Biagi, D’Antona, Tarantelli, alle gravi minacce per Iachino, sono sicuro che l’apparato e la Ministra terranno gli occhi ben aperti e seguiranno con attenzione la possibile rinascita del terrorismo rosso, non lasciandosi attrarre solo dal pericolo del terrorismo islamico. Nel 2007 a Padova l’inchiesta della Boccassini – allora a Padova era Questore Marangoni, capo della Digos Lucio Pifferi, sostenuti dal prefetto Padoin –  nell’incredulità generale furono arrestati 15 esponenti dell’antagonismo che, formato il movimento delle Nuove Brigate Rosse, si apprestavano a compiere atti eversivi e probabilmente delitti di sangue. La magistratura giudicante escluse, come al solito (bontà sua), l’aggravante di terrorismo, ma ci furono condanne per gli esponenti del gruppo. Non vorrei che magistratura e politica ripetessero l’errore più volte commesso, di considerare compagni che sbagliano questi soggetti. A suo tempo l’Italia se ne pentì amaramente.

 

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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