I fatti, come accennato, risalgono all’11 ottobre 2018, quando nel corridoio largo due metri dell’istituto penitenziario, si verificarono attimi concitati, 4 minuti di caos ripresi dalle videocamere di sorveglianza, sfociati poi nella violenza sul recluso, un tunisino detenuto per droga. Proprio il video proiettato in aula nell’udienza scorsa è stato al centro delle indagini raccolte in un fascicolo di oltre 4500 pagine. Nel procedimento sono coinvolti altri 5 agenti che hanno scelto il rito ordinario: il processo si aprirà il 18 maggio. Già condannato invece, a 4 mesi, il medico del carcere perchè si sarebbe rifiutato di visitare e refertare il detenuto.
«Direi che è una sentenza che fa storia», il commento dell’avvocato Raffaella Nardone, legale del detenuto: costituitosi parte civile gli è stato riconosciuto un risarcimento danni di 80mila euro. «Ritengo che probabilmente si siano fraintesi alcuni aspetti e si sia data un’interpretazione che noi riteniamo errata, le nostre investigazioni difensive non sono state considerate o sono state considerate non sufficienti», le parole dell’avvocato Manfredi Biotti, difensore di 9 dei 10 agenti, che ha preannunciato ricorso in appello. «Bisogna capire perché le persone si trovavano dove si trovavano, era ovviamente per rispondere a degli ordini di servizio a prescindere dal fatto che ci siano stati dei comportamenti che ovviamente sono censurabili», le parole di un altro difensore, Stefano Cipriani.