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ChiantiBanca: condanne da 2 a 3 anni chieste per gli ex vertici dell’Istituto

FIRENZE – Condanne da 2 a 3 anni sono state chieste in un processo con rito abbreviato a Firenze a carico dei vertici in carica nel periodo 2015-2016 della Bcc Chiantibanca, banca di credito cooperativo con sedi a San Casciano Val di Pesa (Firenze) e Monteriggioni (Siena). I reati contestati, a vario titolo, a 15 imputati, tra cui l’ex direttore generale Andrea Bianchi e l’ex presidente Claudio Corsi, sono ostacolo all’esercizio delle funzioni di autorità pubbliche di vigilanza – la Banca d’Italia – e false comunicazioni sociali.

La prossima udienza è fissata per il 15 aprile. Tra le presunte irregolarità che sarebbero state accertate dalle indagini, coordinate dai pm Luca Turco e Giuseppe Ledda, la modalità di classificazione del Btp 2046, in primis acquistato per un valore nominale di 100 milioni di euro tra il 30 marzo e l’1 aprile 2015 come attività finanziaria di categoria Afs (available for sale, disponibile per la vendita) ma poi invece riclassificato in via retroattiva, attraverso una modifica postuma dei verbali, come attività finanziaria di categoria Htm (held to maturity, detenibile fino a scadenza) ed avente un valore di 126.436.000 euro.

In questo modo, secondo i pm, con una modifica che non era lecito fare su un atto della banca, i vertici di Chiantibanca avrebbero ingannato le migliaia di soci della cooperativa bancaria e la clientela sulle effettive condizioni patrimoniali dell’istituto. Sempre secondo la procura inoltre, gli indagati avrebbero omesso di dedurre dal patrimonio un negativo di circa 22,6 milioni di euro derivante dalle perdite subite dal Btp 2046. Contestata anche la contabilizzazione di mezzi propri superiori a quelli reali (228 milioni di euro anziché 210). Altra condotta illecita sarebbe stata tenuta verso la Banca d’Italia, organo di vigilanza a cui sarebbero state inviate comunicazioni non veritiere

Chiantibanca, condanne, richiesta


Ezzelino da Montepulico


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