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Bandiera olimpica

Olimpiadi Tokyo: ci sarà anche la squadra olimpica dei rifugiati con 29 atleti

Bandiera olimpica
Bandiera olimpica

ROMA – Anche le olimpiadi si adeguano al clima, anzi all’obbligo del politicamente corretto e della valorizzazione di migranti e rifugiati. Sulla scia delle filippiche di papa Francesco. A Tokyo sarà presente la squadra olimpica ufficiale dei rifugiati, formata da 29 atleti che gareggeranno in 12 discipline.  Rappresenteranno gli 80 milioni di sfollati e rifugiati nel mondo. La squadra olimpica di rifugiati è stata ufficialmente approvata oggi dal Comitato internazionale olimpico (Cio). Ed è la più numerosa di sempre.

Quando finalmente arriverete a Tokyo il 23 luglio, invierete un potente messaggio di solidarietà, resilienza e speranza al mondo ha dichiarato il presidente del Cio, Thomas Bach, che ha aggiunto: Siete parte integrante della nostra famiglia olimpica e vi diamo il benvenuto a braccia aperte.

La squadra olimpica di rifugiati (acronimo: Eor) è stata istituita nel 2015 grazie alla collaborazione tra il Cio e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ed è supportata attraverso il programma Olympic Scholarships for Refugee Athletes.

Questa categoria di atleti non rappresenta una nazione bensì tutte le persone costrette a lasciare le proprie case per via di guerre e violenze. La prima partecipazione risale ai Giochi di Rio, nel 2016. Sei dei dieci membri del team di rifugiati a Rio 2016 saranno ai Giochi, si tratta della nuotatrice Yusra Mardini, il judoka Popole Misenga e i corridori Anjelina Nadai Lohalith, James Nyang Chiengjiek, Paulo Amotun Lokoro e Rose Nathike Likonyen.

L’ex detentrice del record mondiale di maratona, Tegla Loroupe, guiderà la squadra come fece a Rio. Gli atleti in gara provengono da undici tra i Paesi più rischiosi al mondo: ben nove – ossia la maggior parte – dalla Siria, afflitta dal 2011 dalla guerra e dalla conseguente crisi economica. Ci sono poi quattro atleti dal Sud Sudan, che ancora non ha superato le violenze della guerra civile. Tre giovani sono originari dell’Afghanistan, alle prese con un conflitto interno pluridecennale. Un atleta proviene dall’Iraq, mentre cinque dall’Iran. Partecipano anche Eritrea, Camerun, Sudan, Repubblica del Congo, Repubblica democratica del Congo e Venezuela, tutti Paesi afflitti da instabilità interna.

Il Cio ha affermato che la squadra si riunirà il 12 luglio a Doha e volerà in Giappone due giorni dopo dove sarà ospitata dall’università Wandeda per ulteriori allenamenti prima di trasferirsi nel villaggio degli atleti, e ha ribadito che continuerà a finanziare gli atleti anche al termine dei Giochi. Nel Refugee Olympic Team, c’è anche un po’ d’Italia. Niccolò Campriani sarà infatti uno dei venti tecnici della squadra e seguirà in Giappone la sua atleta Luna Solomon, eritrea rifugiata in Svizzera, che gareggerà nella carabina 10 metri. In squadra ci sarà la nuotatrice siriana Yusra Mardini, che ha nuotato verso la salvezza quando la sua barca si è capovolta tra Turchia e Grecia nel 2015. Tornerà per i suoi secondi Giochi dopo quelli di Rio come Kimia Alizadeh, prima medaglia olimpica femminile iraniana nel taekwondo sempre nel 2016. Saeid Fazloula, canoa, ha invece raggiunto la Germania nel 2015 attraversando i Balcani.

Olimpiadi, Rifugiati, squadra


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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