Caos procure: Palamara, radiato dalla magistratura, scende in politica

L’ex presidente Anm Luca Palamara (Foto ANSA)

ROMA – Dopo essere stato radiato dalla magistratura l’ormai ex procuratore Palamara annuncia di entrare in politica. «Questa mattina ho riposto la mia toga nell’armadio con la certezza di poterla indossare ancora alla fine di un percorso che sarà lungo ma che ristabilirà la verità. Rispetto tutte le sentenze, anche questa, però non la condivido perché la ritengo ingiusta. Non mi silenzio, mi difenderò nel processo penale andando sempre in udienza che è pubblica». Lo ha detto Luca Palamara nella conferenza stampa indetta nella sede del partito radicale a Roma per annunciare la sua candidatura alla Camera per le elezioni suppletive nel collegio uninominale di Roma Monte Mario-Prima Valle, lasciato libero dopo la nomina nel giugno scorso dell’attuale deputata dei 5 Stelle Emanuela Del Re a rappresentante speciale dell’Ue per il Sahel.
Pochi giorni fa la Cassazione aveva rigettato il ricorso di Palamara, radiandolo dalla magistratura. «Sono 187 pagine di sentenza per una cena, quella del 9 maggio 2019 in cui si parlava della nomina del procuratore di Roma. Quella non fu l’unica cena e non ero da solo: con il mio racconto ho voluto squarciare un velo di ipocrisia. Il mio libro sembra un racconto di vendetta, ma non è così: voglio spiegare i meccanismi interni alla magistratura. Davigo votò la nomina di Prestipino alla procura di Roma. Dai verbali però risulta che ci fu una lite con Ardita già nel maggio del 2019. Perchè questa controversia? Perché Davigo votò all’inizio per Viola e poi cambió posizione?». Palamara spiega di non rinnegare le proprie posizioni, ma afferma che sia venuto il momento di «una riflessione sull’ assetto della magistratura nello Stato e per questo è un bene che vengano coinvolti i cittadini».
L’ex presidente dell’Anm ha firmato tutti i referendum sulla giustizia indetti dai radicali e dalla Lega, tranne quello sulla responsabilità civile dei magistrati. «Non voglio una magistratura difensiva, voglio una magistratura che rispetti le regole. La responsabilità civile per i magistrati va rivista, ma serve una riflessione». Palamara infine afferma di non essersi mai definito un capro espiatorio nè espressione di un sistema marcio: «Ho parlato aspettando che anche altri lo facessero. Non mi sento un ‘ex’, ricorrerò alla Corte dei Diritti dell’Uomo».