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Economia Toscana: in ripresa dopo la pandemia, ma piccole e medie imprese soffrono

 

FIRENZE – Come ogni anno la Divisione Analisi e ricerca economica territoriale Banca d’Italia – Sede di Firenze ha presentato il rapporto L’economia della Toscana – Aggiornamento congiunturale, che indica una ripresa dopo la pandemia. Ne pubblichiamo la sintesi diramata da Bankitalia:

«Con l’avanzare della campagna vaccinale e l’allentamento delle restrizioni l’attività economica toscana è risultata in ripresa nei primi nove mesi del 2021, sebbene nel complesso non siano stati ancora recuperati i livelli pre-pandemia. L’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER), sviluppato dalla Banca d’Italia, segnala un aumento del prodotto di oltre il 6 per cento nel primo semestre rispetto all’analogo periodo del 2020, variazione inferiore a quella stimata per l’intero Paese. Dai dati disponibili il recupero sarebbe proseguito nei mesi estivi.
Le imprese
Per i primi tre trimestri del 2021 il sondaggio della Banca d’Italia su un campione di imprese industriali con almeno 20 addetti indica un aumento del fatturato per oltre due terzi delle aziende. Gli incrementi sono stati più diffusi nei segmenti che l’anno scorso erano stati maggiormente penalizzati dallo scoppio della pandemia: piccole e medie imprese, quelle che esportano almeno un terzo della produzione e quelle appartenenti ai settori della metalmeccanica e della moda. Le esportazioni toscane hanno beneficiato della ripresa della domanda globale, crescendo di quasi un terzo nel primo semestre, più intensamente che in Italia, e portandosi su livelli superiori a quelli pre-crisi. In un contesto di migliorate prospettive economiche, l’attività di investimento ha mostrato un deciso
recupero.

Con il miglioramento del quadro sanitario e l’allentamento delle misure di distanziamento sociale, anche l’attività del terziario si è rafforzata. Il fatturato è aumentato per metà delle aziende, secondo il sondaggio condotto dalla Banca d’Italia, e anche l’attività di investimento è risultata in recupero, sebbene parziale. Nel comparto del turismo la ripresa delle presenze è stata sostenuta dalla componente domestica.

Dopo la brusca flessione del 2020 connessa con la chiusura dei cantieri, nella prima parte dell’anno in corso anche le attività del settore delle costruzioni sono cresciute in modo marcato; vi hanno contribuito gli interventi di ristrutturazione del patrimonio immobiliare legati alle nuove agevolazioni fiscali. Le compravendite 
di abitazioni, fortemente calate lo scorso anno, sono cresciute di oltre il 50 per cento; anche le compravendite di immobili non residenziali sono aumentate.

La redditività del settore produttivo è risultata in progressivo miglioramento e la liquidità è rimasta elevata, per effetto sia della ripresa delle vendite sia della proroga delle misure di sostegno al credito.

Il mercato del lavoro
Nei primi otto mesi dell’anno, i dati delle comunicazioni obbligatorie segnalano una crescita delle assunzioni nette nel settore privato non agricolo pari a circa 66.000 unità, valore di poco superiore a quello rilevato nello stesso periodo del 2019; il recupero è stato trainato dai contratti a tempo determinato e si è concentrato nei settori legati al turismo. Le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni sono calate di circa il 30 per cento nei primi nove mesi rispetto allo stesso periodo del 2020, restando tuttavia su livelli storicamente elevati.
Le famiglie
L’indebitamento finanziario delle famiglie ha registrato un’ulteriore espansione: il credito al consumo è tornato a crescere (3,5 per cento su base annua alla fine di giugno), dopo l’arresto del 2020, e il volume dei prestiti per l’acquisto di abitazioni ha continuato a salire (5 per cento). Nel secondo trimestre il tasso di interesse medio sui
nuovi mutui si è attestato all’1,7 per cento.

I finanziamenti all’economia. Nella prima parte dell’anno il credito all’economia regionale ha continuato ad aumentare (4,2 per cento). All’accelerazione dei prestiti alle famiglie si è contrapposto, a partire dal secondo
trimestre, un rallentamento dei prestiti alle imprese, in relazione anche alle minori richieste di finanziamenti assistiti da garanzie pubbliche. Le politiche di offerta sono rimaste distese, con un’ulteriore lieve riduzione dei margini applicati alla clientela.

La qualità del credito
La qualità del credito è rimasta sostanzialmente invariata grazie anche alle moratorie volte a posticipare i rimborsi e all’utilizzo della flessibilità insita nelle regole di classificazione dei prestiti. Nella media dei quattro trimestri terminanti a giugno scorso il rapporto tra i prestiti entrati in deterioramento e i finanziamenti esistenti all’inizio del periodo si è confermato contenuto (1,3 per cento).
L’incidenza delle posizioni deteriorate è calata al 6,6 per cento.
Le aspettative Le aspettative a breve termine sulle vendite e sugli investimenti, formulate dalle imprese a inizio autunno, prefigurano un ulteriore miglioramento. Nelle attese delle banche le condizioni di offerta dovrebbero permanere distese per tutta la seconda parte del 2021 e
non vi sono segnali di un significativo deterioramento della qualità del credito. Sull’intensità della ripresa grava, tuttavia, oltre all’evoluzione del quadro epidemiologico, l’incertezza circa il perdurare delle difficoltà di approvvigionamento di materie prime e beni intermedi».

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