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Canone Rai: Fuortes, è incongruo e il più basso d’Europa. L’ Ad bussa a quattrini

ROMA – La Rai, come noto, beneficia di proventi derivanti dal canone imposto ai cittadini, attraverso il pagamento diretto sulle bollette elettriche. Un vantaggio non da poco sulle emittenti concorrenti che debbono far fronte alle loro attività col solo provento della pubblicità. Nonostante questo l’azienda, tramite il suo presidente, si lamenta della scarsità e incertezza dei proventi derivanti dal balzello forse più indigesto ai cittadini.

«Il valore unitario del canone in Italia è strutturalmente, come ben noto, il più basso in tutta Europa: 90 euro. Una somma distante da quelle degli altri Paesi al punto da rendere quasi irrilevante la compresenza compensativa, per Rai, della fonte integrativa degli introiti costituita dalla raccolta pubblicitaria. Senza fare riferimento alla Svizzera e all’Austria, Paesi nei quali l’importo unitario è superiore o pari a 300 euro, o alla Germania e alla Gran Bretagna, nei quali è pari rispettivamente a 220 e a 185 euro, in Francia il canone ammonta a 138 euro, oltre il 50% in più rispetto all’Italia». Lo ha detto l’ad Rai, Carlo Fuortes, nel corso della sua audizione in commissione Lavori pubblici del
Senato.

«Se, in aggiunta, si considerano le varie trattenute (tassa concessione governativa, Iva e Fondo per il pluralismo e l’innovazione – ha aggiunto – per effetto dell’ultima riforma, efficace dal 2021, dei 90 euro unitari Rai ne percepisce solo l’86 per cento, mentre negli altri Paesi (Regno Unito, Germania, Francia) i gestori del servizio pubblico percentuali comprese tra il 96 e il 98 per cento, quindi la quasi totalità. Il canone, quindi, è una risorsa incongrua
rispetto agli obblighi e alle attività che la Rai svolge ed è tenuta a svolgere come certificato anche dalla Contabilità separata, l’adempimento imposto all’Azienda proprio per attestare il costo complessivo del servizio pubblico e fornire alle autorità competenti lo strumento indispensabile per consentire di assicurarne la piena copertura da parte appunto delle risorse pubbliche. Va dunque riconosciuto che, oltre ad essere incongrue, le risorse da canone sono anche molto incerte, caratteristica che rende particolarmente complessa l’attività di pianificazione, specie in ottica pluriennale e specie in un contesto di forte evoluzione, in mondo in cui è di fatto bandita la continuità», ha concluso.

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