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Magistratura: Pera, riforma Cartabia non risolve problemi

ROMA – Ancora critiche alla riforma del sistema giudiziario presentata dalla ministra della giustizia. Se da un lato i magistrati non vogliono nessun cambiamento per conservare i loro privilegi e tenere sotto scacco, come avviene da 30 anni, la politica, dall’altro, da destra, arrivano critiche opposte per la troppa lievità degli interventi previsti. Scende in campo Marcello Pera, ex presidente del Senato: «La riforma Cartabia è una riforma della legge elettorale del Csm che non risolve nulla. Così come non risolve la riforma sul processo con l’introduzione della ghigliottina dell’improcedibilità. Non volendo rischiare le conseguenze del caso, andando di fretta spesso per negligenza loro, i magistrati di appello e di Cassazione ricorreranno alle sentenze conformi, con non poco sacrificio dei diritti della difesa. In realtà, a Costituzione vigente, se si vogliono scardinare le correnti, c’è solo il sorteggio dei membri del Consiglio. Mi chiedo perché Cartabia non lo abbia tentato». Lo afferma l’ex presidente del Senato, Marcello Pera, in un’intervista a ‘Il Foglio’.
«L’ultimo e unico tentativo di modificare l’ordinamento giudiziario -ricorda- fu quello del ministro Castelli. Spero che almeno la Lega se ne ricordi. Fra l’altro, la legge Castelli ebbe il merito di introdurre il principio di gerarchia nelle Procure e la relazione annuale del ministro al Parlamento sullo stato della giustizia prima dell’apertura dell’anno giudiziario. Era un timido ma deciso e apprezzabile passo per introdurre la discussione sulle priorità dell’azione penale nel luogo meglio deputato a farlo, perché si tratta di decisione eminentemente politica: il Parlamento. Oggi, siamo ancora in regime di piena discrezionalità».
Elencando una serie di riforme, Pera ricorda poi che «per staccare la sezione disciplinare del Consiglio superiore per affidarla, ad esempio, a un’alta corte esterna, occorre una riforma della Costituzione. Lo stesso per eliminare tanti ricorsi inutili in Cassazione. O per separare le carriere dei magistrati. O per rendere inappellabile la sentenza di assoluzione in primo grado». Una bocciatura senza appello da parte dell’ex presidente del Senato

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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