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Teatrino politico: Salvini a Mosca? Protestano Letta, Meloni, Renzi e Calenda. Lui ci ripensa: “Vado se serve”

Matteo Salvini ANSA/ANGELO CARCONI

Matteo Salvini vuole volare a Mosca per cercare uno spiraglio di pace fra Putin e Zelensky, ma la pace, o meglio un accordo unilaterale contro di lui scatta in Italia. Un coro di proteste, equamente divise e con sincere preoccupazioni : il proposito di Matteo Salvini di volare a Mosca per dare un suo contributo alla ricerca della pace, per una volta sembra mettere d’accordo l’intero arco parlamentare e il governo. Il leader della Lega ne prende atto, si dichiara “sconcertato e stupito” per le reazioni e prende tempo : “Non ho certezze che ci andrò, ci stiamo lavorando. E si va se serve” . E’ il teatrino della politica, bellezza.

MATTONCINI – Ma perchè, i nostri leader politici, non si parlano per telefono, senza twitter o comunicati stampa? Le parole, comunque, arrivano dopo una giornata di commenti negativi, quelli che il leader leghista definisce “il coro di sottofondo di Letta, Meloni, Renzi, Calenda e degli intellettuali radical chic che preferiscono le armi e il conflitto”.Che insiste comunque nel sottolineare l’esigenza di provare a cercare uno sbocco diplomatico con ogni mezzo e da parte di tutti: “qualunque politico dovrebbe fare il suo”. Soprattutto, dice, “non vado a nome del governo, metto il mio mattoncino”. E di mattoncino in mattoncino si dichiara disposto a volare anche a Kiev.

DRAGHI – La sua iniziativa è contrastata innanzitutto dal governo. “Con Putin ci parla Draghi. Consiglio molta prudenza. Andare a Mosca è una cosa complicata. Ognuno di noi quando fa un’azione del genere rappresenta tutto il Paese” è infatti l’altolà del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Il quale chiede innanzitutto responsabilità: “Il governo italiano non sapeva di questa intenzione, quanto passi fra intenzione e ciò che accadrà non lo so, fatto sta che queste vicende richiedono ulteriore responsabilità, in un momento così delicato è la postura del Paese che viene rappresentata”. Ancora più fredda la reazione del ministro della Difesa. “Non commento ipotesi di viaggi anche abbastanza improbabili” afferma Lorenzo Guerini. “Il mio è un rafforzare l’opera del governo, non è un sostituirmi a nessuno. Sono piccolissimo e faccio quello che posso” si difende Salvini che alza le mani: “viste le reazioni isteriche, soprattutto della sinistra: avere insulti, minacce e attacchi per una missione di pace fa riflettere. Se devo creare divisioni sto con i miei figli”. Per ora, quindi, la partenza del segretario della Lega è in stand by: “Se non partirò domani, magari sarà fra una settimana o quindici giorni”.

MELONI – Ma il solo proposito è bastato a scatenare gli avversari politici, tanto che gli unici a non scagliarsi contro sono gli azzurri, imbarazzati dopo essere finiti nel tritacarne per le recenti dichiarazioni di Berlusconi su Putin. Giorgia Meloni, invece, è quasi più caustica del centrosinistra: sulla guerra mette in guardia dal pericolo di rappresentare un’Italia “spaghetti e mandolino” solo per tornaconto elettorale. mentre “In gioco ci sono interessi nazionali, in gioco c’è la nostra credibilità futura”. Quanto al viaggio di Salvini, “immagino – la butta lì – che ne abbia parlato col governo di cui fa parte. Non bisogna dare segnali di crepe sul proprio fronte: serve una grande solidità dell’Occidente”. Anche il segretario del Pd che già ieri aveva derubricato i propositi di Salvini come iniziative “strampalate”, oggi rincara la dose: “un’ennesima boutade, derubricata a folclore”.

TELEFONATA – Per il resto, gli attacchi dei partiti sono quasi tutti sulla stessa lunghezza d’onda: il dem Andrea Marcucci ironizza sulla “rimpatriata tra vecchi amici in Russia”, la presidente dei senatori Pd, Simona Malpezzi, parla di azione “estemporanea e senza senso”; “va oltre il ridicolo” commenta Alessia Rotta. “Vai a baciare il caciocavallo, saluta le mucche sulla spiaggia e lascia lavorare gli adulti”, attacca Carlo Calenda e Nicola Fratoianni derubrica l’iniziativa ad una “scampagnata”. Il ministro 5 Stelle Di Maio evoca la “performance della trasferta in Polonia” e ricorda all’ex alleato che la guerra in Ucraina “non è un tema da tour estivo”. L’ex azzurro Osvaldo Napoli ha una sua teoria: “A scorrere le agenzie, sembra quasi che il capo della Lega abbia più titoli di Zelenski e di Putin. E tutto gratis”. Come accade nel teatrino della politica. Mi chiedo: ma Putin e Zelensky ce l’hanno un telefono? Possono cominciare a parlarsi direttamente? Uno ha perso 30mila soldati, una generazione di ventenni, l’altro ha un paese semidistrutto. Una telefonata salverebbe la vita. Di tutti.

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Sandro Bennucci

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