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Cinema, Cannes: Palma d’oro a Ostlund. L’Italia vince il premio della giuria con “Le otto montagne”

Premio della giuria al film Italiano “Le otto montagne” (Foto ANSA)

CANNES – Palma d’oro allo svedese Ruben Ostlund – la seconda a 5 anni da THE SQUARE – per TRIANGLE OF SADNESS, una satira feroce sul capitalismo, arringando letteralmente la platea del Grand Theatre Lumiere alla fine della cerimonia di premiazione del 75/o festival. Baci a ripetizione, abbracci, e slanci sono venuti sinceri a Charlotte Vandermeersch verso il compagno Felix Van Groeningen quando sono stati chiamati sul palco per il premio della giuria per LE OTTO MONTAGNE, il film italiano da loro diretto, girato in Valle d’Aosta, dal romanzo di Paolo Cognetti, interpretato da Alessandro Borghi e Luca Marinelli (prodotto da Wildside e Vision).

E un bacio a sorpresa è quello che il presidente della giuria Vincent Lindon ha stampato sulla bocca di Carole Bouquet chiamata a dare un premio speciale, il premio del 75/o anniversario ai fratelli Jean Pierre e Luc Dardenne, già vincitori di due palme e altri premi a Cannes, che hanno presentato TORI ET LOKITA e dedicato il premio al fornaio di Besancon che aiuta i minori immigrati. Commovente, con standing ovation di tutta la platea, il riconoscimento del secondo premio di Cannes, il Grand Prix a CLOSE di Lukas Dhont, un film sulla storia di due tredicenni indivisibili, interpretati dai formidabili Eden Dambrine e Gustav De Waele

“Proprio in questo periodo abbiamo scoperto l’importanza dell’amicizia. Questo film racconta la tenerezza della gioventù e la loro fragilità che può diventare un superpotere”, ha detto il belga Dhont tra le lacrime, regista al secondo film, il cui esordio era già stato premiato a Cannes con la Camera d’or. L’altro Grand Prix, dato ex aequo, è andato a STARS AT NOON di Claire Denis (che aveva vinto la Palma per Chocolat). Si è commossa, e a ragione, ZAR AMIR EBRAHIMI, l’attrice iraniana che ha vinto per Holy Spider di Ali Abbasi. “E’ una mia rivincita, sono stata umiliata ma il cinema mi ha salvata, la Francia che mi ha accolta mi ha salvata”, ha detto ricordando la sua epopea dopo che da star del cinema iraniano era stata costretta a fuggire dal suo paese dopo che un suo video sexy con il fidanzato era stato messo sul web e solo dopo anni di traversie è arrivata a Parigi e recuperando il suo lavoro.

Di esilio ha parlato anche Tarik Saleh nato in Svezia di origine egiziana vincitore con la migliore sceneggiatura per BOY FROM HEAVEN. Se questi sono stati alcuni dei momenti emozionanti, ha fatto ridere tutti invece il polacco Jerzi Skolimowski che con EO ha condiviso il premio della giuria con Le otto montagne. Il film racconta la storia di un asino che nel suo cammino incontra solo persone che lo sfruttano. Ebbene Skolimowski (che ha ringraziato i partner italiani della coproduzione) ha voluto citare uno ad uno i nomi dei suoi asini, alcuni polacchi, altri italiani Taco e Pola, Marietta, Rocco e Mela dalla Sardegna, dalla Sicilia e dal Lazio. Ha dedicato il premio agli animali e ha fatto più volte il raglio hi-ho. Alice e Alba Rohrwacher hanno dato i premi della giuria, annunciati da Jasmine Trinca.

Meno empatici, come da educazione culturale, gli asiatici del palmares: Park Chan Wook di DECISION TO LEAVE (premio regia) e SONG KANG HO, il divo coreano di Parasite migliore attore per BROKER del giapponese Kore-eda. Vincent Lindon a nome dei giurati ha parlato dell’esperienza di queste due settimane. “Sono triste, vorrei prolungare la festa, abbiamo visto bei film, discusso tanto, assegnato i premi usando la democrazia, ma qui a nome di tutti voglio dire a Cannes che è ora di rompere con le tradizioni: tutti noi vogliamo restare qui per altri quattro anni”. Cala il sipario su Cannes 2022: il cinema del Nord Europa esce vincente con ben 4 premi.

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Ernesto Giusti


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