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Magistrati: fiducia crolla ai minimi storici, cittadini chiedono responsabilità delle toghe (80,2%)

ROMA – Il livello di fiducia dei cittadini nei confronti della giustizia è ai minimi storici, Lo rivela il rapporto Eurispes sulla giustizia italiana, fra le più screditate in Europa. Il rapporto è chiarissimo nella sua collezione di numeri e dati: due italiani suore non sono soddisfatti del sistema giudiziario italiano. I numeri sono sconfortanti: il 20,6% degli intervistati esprime un giudizio totalmente negativo, dichiarando di non avere per niente fiducia nella giustizia italiana. Ne ha poca, invece, il 45,3%, abbastanza il 28,2% e molta solo il 5,9%. Il dato più drammatico, però, riguarda l’identikit del cittadino disilluso: non solo adulti ormai inseriti nel mondo del lavoro e avvezzi a scandali come quello del caso Palamara o casi di malagiustizia storici, bensì giovani, soprattutto di età compresa tra i 18 e i 24 anni.

Pù di un cittadino su quattro – il 2 7,3 per cento – preferisce non denunciare reati o illeciti. Il che non consente nemmeno di stilare statistiche affidabili sull’andamento dei reati nel nostro Paese. Ma perché tanta riluttanza? L’11% confessa che i fastidi di un procedimento legale sono superiori ai vantaggi che potrebbe ottenere denunciando, il 10,1% dichiara di aver desistito dall’intento per non dover sostenere spese legali e il 6,2% perché sfiduciato nei confronti della giustizia. La sfiducia ha una gradazione diversa a seconda delle convinzioni politiche. I più disillusi sono coloro che non si sentono rappresentati da alcun partito (73,4%),

Le lungaggini sono al primo posto in classifica per il 23% degli intervistati. Per il 19,8%, invece, il problema è un altro: a non convincere è che la legge sia uguale per tutti, lamentando, dunque, privilegi e ingiustizie a seconda di chi finisce nelle maglie della giustizia. Per il 13,6% il problema è nell’assenza di certezza della pena, mentre per l’11,9% le cause sono da ricercare nelle scelte sbagliate operate dai magistrati. L’11,6%, infine, sostiene che siano le leggi ad essere inadeguate. Solo l’8% è invece convinto che la giustizia in Italia funzioni bene.

I temi del referendum vengono sfiorati nel capitolo che riguarda la responsabilità dei giudici e compiti della giustizia. Secondo l’80,2% dei cittadini intervistati, i giudici dovrebbero essere giudicati con lo stesso sistema applicato a tutti i cittadini, affermazione che fa venire in mente il quesito – bocciato dalla Consulta, presieduta da Amato – sulla responsabilità civile delle toghe. Il che fa pensare che se tale domanda fosse stata ritenuta ammissibile dal giudice delle leggi, forse gli italiani si sarebbero precipitati a votare in massa.

Per il 78,2% il primo compito della giustizia è garantire una pena adeguata per chi ha sbagliato, mentre al secondo posto, con il 60,5%, si piazza il recupero ed il reinserimento sociale di coloro che sono stati condannati per gli errori commessi – che vede contrario il 39,5% degli intervistati. Ma la sfiducia nel sistema giustizia è visibile anche nella convinzione – manifestata dal 57,8% degli intervistati – secondo cui l’azione dei giudici sarebbe condizionata dall’appartenenza politica (è poco d’accordo con questa posizione il 31,1% e non lo è affatto l’11,1%).

Nonostante questo unanime e clamoroso verdetto dei cittadini, la politica resta sempre sotto scacco dei magistrati e soprattutto dei pm. Fino a quando l’emissione di un avviso di garanzia sarà considerato una condanna dai mass media e dai movimenti politici non colpiti, salvo poi minimizzare le tante e tardive assoluzioni con formula piena, l’Italia resterà sempre una democrazia limitata dallo strapotere della magistratura.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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