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La guerra in Ucraina sta creando 71 milioni di poveri in più nel mondo. Anche in Italia avanza l’indigenza

Una persona cerca cibo nelle cassette abbandonate di un mercato rionale a Milano ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Il forte aumento dei prezzi del cibo e dell’energia ha portato più di 71 milioni di persone in povertà in tutto il mondo dalla fine di febbraio, quando è cominciata l’invasione russa in Ucraina.
L’analisi di 159 Paesi in via di sviluppo ha mostrato i forti aumenti dei prezzi delle materie prime da febbraio: in Africa, Balcani e Asia Ginevra I1 forte aumento dei prezzi del cibo e dell’energia ha portato più di 71 milioni di persone in povertà in tutto il mondo dalla fine di febbraio, quando è iniziata la guerra fra la Russia e l’Ucraina. Lo riferisce il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp). In un rapporto pubblicato ieri.
L’Onu ha anche avvertito del pericolo di disordini sociali in alcune regioni a causa di sconvolgimenti economici. Secondo Achim Steiner, amministratore del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, l’analisi di 159 Paesi in via di sviluppo ha mostrato che i forti aumenti dei prezzi delle materie prime quest’anno hanno colpito parti dell’Africa subsahariana, i Balcani, l’Asia e altre regioni. «Questa crisi del costo della vita sta precipitando milioni di persone nella povertà e persino nella fame a una velocità vertiginosa», ha affermato Steiner.
«Allo stesso tempo, la minaccia di crescenti disordini sociali cresce ogni giorno». L’Ucraina è un importante produttore ed esportatore di grano e le sue forniture alimentari sono fondamentali per molti paesi del Medio Oriente e dell’Africa.
Ma i porti ucraini del Mar Nero sono stati bloccati dalle truppe russe, il che ha portato a un aumento dei prezzi dei generi alimentari. L’Ucraina e la Russia insieme rappresentano quasi un quarto delle esportazioni mondiali di grano e più della metà delle esportazioni di olio di girasole. Anche i prezzi dell’energia sono aumentati notevolmente a causa dell’incertezza dovuta alla guerra e del taglio della Russia alle esportazioni di petrolio e gas.
Prima della guerra, la Russia era il più grande esportatore mondiale di gas naturale e il secondo più grande esportatore di petrolio greggio. Anche le sanzioni occidentali contro la Russia hanno aumentato la pressione inflazionistica. Tra i paesi più colpiti dall’inflazione, secondo l’agenzia Onu, ci sono Haiti, Argentina, Egitto, Iraq, Turchia, Filippine, Ruanda, Sudan, Kenya, Sri Lanka e Uzbekistan. In paesi come l’Afghanistan, l’Etiopia, il Mali, la Nigeria e lo Yemen, gli effetti dell’inflazione sono ancora maggiori per chi si trova già nella soglia di povertà. Secondo l’Undp, il numero totale di persone che vivono in condizioni di povertà o sulla soglia della povertà è di oltre cinque miliardi, ovvero poco meno del 70 per cento della popolazione mondiale.

Dunque l’attacco reiterato e rafforzato di Putin da una parte e la reazione dell’Occidente, Usa e Ue, dall’altra a fianco di Zelensky che resiste, oltre alla scia dolorosa di morti e di rovine che sta comportando, sta provocando anche l’impoverimento progressivo di una larga parte del mondo, soprattutto in Medio Oriente e in Africa. Anche in Italia la crisi energetica, effetto delle sanzioni alla Russia, sta celermente facendo avanzare la povertà assoluta. L’Istat ha certificato che nel 2021 sono in povertà assoluta 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale da 7,7% nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4% come nel 2020). Pertanto la povertà assoluta conferma i massimi storici toccati nel 2020, anno d’inizio del Covid-19. 1,4 i minori in povertà. Ma con un consistente aumento dei prezzi quest’anno, superiore al 6%, questi numeri possono dilatarsi e di molto nel consuntivo 2022.

Il governo Draghi si sta impegnando per risolvere la crisi del grano, ma i suoi provvedimenti sono risultati finora poco incisivi per aiutare le famiglie in seria difficoltà.
La soluzione ci sarebbe, quella di intervenire a livello globale per assicurare la tregua e la pace, ma da quest’orecchio la Ue e i principali leader europei non ci sentono, preferiscono seguire la Nato e Biden nel loro disegno di prolungare le ostilità e di distruggere Putin, finora con scarso successo.

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