
Si avvicinano a grandi passi le elezioni Usa di mid term e gli esperti sottolineano come, in passato, il partito del presidente abbia sempre lamentato un calo di consensi da parte dei cittadini. Una delle regole più ferree nella politica americana è infatti quella che il partito del presidente perda voti alle elezioni di metà mandato (Midterm). Quasi nessun presidente ne è risultato immune, perfino il democratico Barack Obama nel 2010 come anche il repubblicano Donald Trump nel 2018.
Nelle ultime diciannove tornate elettorali di metà mandato che si sono succedute dalla fine della seconda guerra mondiale solo una volta, nel 2002, il partito repubblicano del presidente George W. Bush è riuscito a vincere le elezioni, ma quel voto si era svolto un anno dopo l’attentato alle Torri gemelle, che aveva sconvolto l’opinione pubblica americana e che il presidente in carica aveva saputo gestire con maestria.
Questa volta, in vista dell’8 novembre, i commentatori affermano che molta importanza avranno le valutazioni degli elettori sulla politica economica e internazionale di Biden. I fari saranno puntati soprattutto sull’economia e molti prevedono che il presidente dem non esca molto bene dalla gestione del biennio trascorso. Il momento di fortissime tensioni internazionali e la probabile stagflazione, senza eguali dall’inizio degli anni Ottanta, non sembrano favorire il delfino di Obama.
Gli esperti osservano inoltre che generalmente le midterm elections vedono un tasso di partecipazione molto basso e l’astensionismo colpisce soprattutto gli strati più emarginati della popolazione, serbatoio tradizionale dei democratici.
Le indagini demoscopiche, così come quelle scientifiche, sono unanimi nel ritenere che l’elettorato americano sia particolarmente sensibile alla situazione economica. Con un’inflazione che viaggia attorno all’8 per cento e un Pil in rapida decelerazione dal 5,7 per cento dello scorso anno all’1 per cento del 2023 (secondo le stime del Fmi), con il rischio di cadere in recessione, l’opinione pubblica americana risulta particolarmente preoccupata.
Gli elettori yankee sono poi tradizionalmente meno interessati alla politica internazionale e alla difesa dei diritti civili. Perfino l’aggressione russa all’Ucraina è percepita come una guerra lontana e costosa, che li lascia relativamente indifferenti, salvo il mondo degli intellettuali e delle associazioni progressiste.
Un quadro dunque non particolarmente confortante per Biden e i dem al potere, ma non è detta l’ultima parola. Il presidente e i suoi più fedeli sostenitori e alleati stanno facendo un’intensa campagna nelle regioni più importanti del Paese, e quest’azione potrebbe modificare, almeno in parte, le previsioni della vigilia. Vedremo cosa deciderà il popolo sovrano.