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Prostitute uccise, l’uomo fermato: “Ricordo solo tanto sangue”

Giandavide De Pau, l’uomo sospettato di essere l’autore del triplice femminicidio, lascia la Questura per essere trasferito al carcere di Regina Coeli. (ANSA/GIUSEPPE LAMI)

ROMA – Giandavide De Pau sospettato dei tre omicidi avvenuti nel quartiere Prati di Roma, ricorda solo “tanto sangue”. Nega di essere stato in via Durazzo ma conferma di essere stato a “casa delle cinesi” e di avere “tamponato la ferita di una delle giovani”. Poi il blackout e due giorni trascorsi “a vagare senza mangiare e dormire, con i vestiti ancora sporchi di sangue”.

In sette ore di drammatico confronto con gli inquirenti, De Pau, romano di 51 anni, ha fornito la sua versione su quanto avvenuto. E’ durata meno di 48 ore la “fuga” dell’uomo che secondo i pm della Procura di Roma ha massacrato con uno stiletto le tre vittime. A lui le forze dell’ordine sono arrivate grazie ad alcune testimonianza e ad una telefonata fatta dalla sorella che lo aveva sentito in un breve colloquio forse proprio dal telefono di uno dei testimoni poi risultati determinati alla sua individuazione. L’uomo farfugliava, lasciando intuire di avere commesso qualcosa di molto grave. A quel punto la donna, sapendo che De Pau era solito frequentare prostitute e forse temendo anche per lui ha allertato gli inquirenti.

Gli agenti lo hanno prelevato questa mattina, 19 novembre, intorno alle sei nella casa della madre nel quartiere Ottavia. Lì il trasferimento negli uffici di San Vitale per essere ascoltato. Un atto istruttorio complesso e durante il quale De Pau ha faticosamente cercato di fornire una sua ricostruzione dei fatti. “Sono arrivato in quella casa in auto dopo avere trascorso la sera prima con una ragazza cubana consumando droga – ha detto agli inquirenti spesso interrompendosi per le lacrime -. Ricordo di essere stato in quella casa di via Riboty, ho tamponato la ferita alla ragazza. Era la prima volta che andavo in quell’appartamento con le cinesi dopo un appuntamento preso per telefono”, ha aggiunto. Gli investigatori, nel corso dell’interrogatorio, gli avrebbero contestato di avere in mano fotogrammi di lui nei pressi di via Durazzo dove è stata uccisa la Martha Castano, prostituta 65enne, ma l’uomo sul punto avrebbe replicato: “io non ricordo di essere stato lì, mi contestate due omicidi, non avrebbe senso negarne un terzo”. Sostanzialmente l’indagato afferma che nella sua mente c’è una sorta di buio su cosa sia avvenuto dopo le 11 di giovedì mattina.

Nel racconto De Pau, un passato da autista factotum del boss di camorra Michele Senese e precedenti per droga oltre ad un episodio di violenza sessuale, pochi i momenti di lucidità. “Sono uscito da quella casa, non ricordo se sono salito in auto – aggiunge -. Dopo avere vagato per due giorni senza dormire e mangiare, sono andato a casa di mia madre e mia sorella con i vestiti ancora sporchi di sangue”. De Pau, che nel 2008 e nel 2011 è stato anche ricoverato in un istituto psichiatrico di Montelupo Fiorentino, è in cura in una struttura Sert a Roma e sta seguendo un percorso farmacologico. “Arrivato in quella casa ero stravolto – ha aggiunto davanti agli uomini della Squadra Mobile -. Ho trovato una poltrona e sono crollato, ho dormito per due ore, poi sono arrivati gli agenti a prendermi”. Nei suoi confronti i magistrati di piazzale Clodio contestano l’omicidio plurimo aggravato.

Dell’arma utilizzata ancora non c’è traccia e sul punto l’uomo non avrebbe fornito alcun elemento. Risposte sulla lama utilizzata per i delitti potrebbero, però, arrivare dall’autopsia che verrà disposta entro lunedì. Dall’analisi delle tre salme anche riscontri su eventuali tracce biologiche lasciate dall’indagato. Per chi indaga De Pau avrebbe aggredito la ragazza cinese durante un rapporto sessuale. A quel punto, allertata dal trambusto, è intervenuta la seconda donna asiatica che era presente nell’appartamento al primo piano di via Riboty, a due passi dal tribunale. Per l’accusa De Pau l’ha uccisa e poi si è accanito sull’altra giovane massacrandola sul ballatoio che aveva raggiunto per tentare di scappare. Un modus operandi del tutto simile a quanto avvenuto in via Durazzo, con i fendenti inferti al petto durante un rapporto sessuale.

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Ernesto Giusti


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