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Piazza Signoria è un po’ come il Lago di Tiberiade. Con una differenza: che al posto di chi, sulla montagna, moltiplicava pani d’orzo e pesci, in Palazzo Vecchio c’è chi escogita modi per distribuire colpe circa lo stato in cui versa il Maggio Musicale. Col chiaro intento di alleggerire le proprie, s’intende.
I visitatori della recente mostra sull’arte italiana degli anni Trenta, in piena epoca fascista, non hanno raggiunto la quota di 600 giornalieri: tanto per fare un raffronto, quella di Bronzino del 2010 superò abbondantemente quota mille, quella di Cézanne del 2007 arrivò a 1600.
In Toscana non ci si annoia mai, soprattutto a livello di relazioni tra politica e cultura. In queste ore c’è un tourbillon di notizie che lega, tutti insieme, Regione Toscana, Provincia di Firenze, Fondazione Maggio Musicale, Fondazione Palazzo Strozzi. Si tratta di rapporti che, soprattutto a Firenze, lasciano perplessi per usare un eufemismo. Soprattutto perché a pagare sono sempre i cittadini e la Cultura.
Un incubo? No, è realtà. La Fondazione Maggio Musicale Fiorentino è a un passo dal baratro. Sono anni che si parla della crisi dell’ente lirico fiorentino. Colpa delle malelingue? Macché.
