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Calcio storico 2015, Bianchi in trionfo: vincono la finale per 4 cacce e mezza a mezza. Ma onore ai Verdi e al «vecchio» Lapi

Calcio Storico 2015, la finale Bianchi-Verdi
Calcio Storico 2015, la finale Bianchi-Verdi

FIRENZE – Dopo 68 anni, i Bianchi si sono presi la rivincita sui Verdi. Conquistando palio e vitella. Quattro cacce e mezza a mezza il risultato. Un risultato netto, specchio di una partita rimasta in bilico solo una ventina di minuti, eppoi  scivolata verso un marcatissimo successo del quartiere di Santo Spirito e di Borgo San Frediano. “Si è rivinto la vitella, la si piglia per la mano, la si porta in San Frediano…”, diceva una vecchia canzoncina cara ai Bianchi negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta.  Che ora torna di moda. Ma volete sapere perché ho parlato di rivincità? Mi spiego subito:  il 30 giugno 1968, in piazza della Signoria, finale in notturna, i Bianchi persero per una caccia e mezza a mezza. E fu una sorpresa: perché quello era lo squadrone di Buio (Gino Abbrevi), Cimitero (Giampiero Allegri), del Rossino (Piero Fantechi), del Biliotti, di Ugo Poggi. Nei Verdi, fra gli altri, c’era il giovanissimo Picchio (Paolo Baldassini), noto come calciante, eppoi capitano dei Verdi, ma anche bravissimo ed entusiasta componente della grande famiglia dell’ospedalino Meyer, dove ha lavorato una vita per i bambini malati. Da allora, e sono passati 47 anni, non c’era più stata una finale Bianchi-Verdi. I Bianchi stavolta si sono rifatti con gli interessi, bissando il successo del 2012 quando avevano interrotto un digiuno di vittorie in finale che durava dal 1981. Ma soprattutto dimostrando, in questo San Giovanni 2015, una superiorità netta. Tanto da far dire ai profondi conoscitori del Calcio storico che può essere cominciato un  nuovo ciclo.

Calcio Storico 2015, Maurizio Bonfiglio dei Bianchi
Calcio Storico 2015, Maurizio Bonfiglio dei Bianchi

CAVALLERIA – E le premesse ci sono, considerato che anche l’anno scorso, giugno 2014, i Bianchi avevano superato gli Azzurri in semifinale, ma non riuscirono a conquistare palio e vitella perché la finale venne annullata per le polemiche scoppiate nell’altra semifinale, Verdi-Rossi, con i calcianti espulsi che non volevano uscire. Quest’anno, va detto subito, non ci sono stati problemi: gli espulsi non hanno fatto storie. Appena l’altoparlante ha pronunciato nome e stemma, si sono avviati al cancelletto d’uscita, sia pure a testa bassa e imprecando. Ma nessuno si è opposto. Positivo segno dei tempi. Così com’è assolutamente positivo che non ci siano stati, in nessuna delle tre partite, violenza gratuita, ripicche, inutili tentativi di vendetta. Nella sua foga, nei suoi scontri e nei suoi infiniti testa a testa, il Calcio storico 2015 sembra avviato a una nuova corretteza. Meglio: a un ritrovato senso della cavalleria. Ma prima di entrare in cronaca diretta, ecco alcune note: la squadriglia dei bombardieri, quella che spara il colpo di colubrina all’inizio e alla fine delle partite e segnala fragorosamente le cacce, ha vinto l’ambito trofeo intitolato alla memoria del colonnello  “Aldighiero Batini”, uno dei fondatori del Calcio storico, negli anni ’30. Motivo? I bombardieri sono stati i migliori a sfilare nel corteo. Ovvio che non abbia potuto vincere il maestro di campo, Duccio Baglioni, anche oggi capace di fare il giro di Santa Croce, davanti al magnifico messere (lo stilista Stefano Ricci) con il cappello piumato in mano. Ma perché nessuno gli dice che va messo sulla testa? Ha paura di sciuparsi l’acconciatura impomatata? Impeccabile, invece, accanto al sindaco Dario Nardella, lord Provost Donald Wilson, suo omologo di Edimburgo, che, da autentico gentiluomo scozzese, è stato capace di esibire, in tribuna,  uno straordinario gonnellino.

ESPULSIONI – Euforia fra la tifoseria dei Verdi all’annuncio delle formazioni: il nome di Gianluca Lapi, mitico calciante del quartiere di San Giovanni, uno dei migliori in assoluto, scatena entusiasmo. Però manca, fra i Verdi, uno dei giocatori più ficcanti e capaci di far caccia: Daniele Birghillotti, squalifica per essere stato espulso nella semifinale con i Rossi. E proprio la mancanza di uno sgusciante e tecnicamente intelligente come il “Birghi” ha privato il Lapi di una delle sue “frecce”, cioè di uno da lanciare nei momenti cruciali. Che sono cominciati a fioccare dopo l’ottavo minuto. Prima è stata fase di studio e di pugni. Una fase che nelle prime due semifinali era durata una volta 15  (Verdi-Rossi) e u n’altra 20 minuti (Bianchi-Azzurri). Due gli episodi che hanno rotto gli indugi: le espulsioni precoci di Maurizio Bonfiglio, una colonna dei Bianchi e di Albano Pesci (ho scritto giusto? L’altoparlante gracidava…), eppoi un tiro verde deviato da un portiere bianco che ha dato mezza caccia al colore di San Giovanni. Per l’esultanza del Lapi e dei suoi.

VALLERI – Ma è stata la scintilla che ha cambiato la partita. Fabrizio Valleri, detto il “Vallero”, gran protagonista della semifinale con gli Azzurri, ha dato la sveglia. I Bianchi hanno cominciato ad avventurarsi dalle parti della caccia verde  superando la barriera di calci e pugni alzata a metà campo. Il “Vallero”, scaltro e agile più o meno com’era il Rossino (Piero Fantechi) cinquant’anni fa,  crea scompiglio con le sue sortite. Fabio Selvaggio lo segue in una felice incursione e va irresistibilmente in caccia. Gianluca Lapi prova a sua volta a forzare la barriera avversari. Per due volte si avventura fra gli avversari, ma viene placcato. E al 31′ i Bianchi vanno decisamente avanti: Tommaso Rinaldi è protagonista di una gran caccia,  infilandosi, senza poter esser preso, fra i “datori indietro” (portieri e difensori) dei Verdi. Due cacce a mezza. E quando i Verdi tentano  un nuova incursione non hanno fortuna: perdono mezza caccia. Quindi: due cacce e mezza a  mezza. Non basta. Un tiro di Rinaldi (38′) finisce sulla balaustra, ma Lorenzo Taddeucci è svelto a recuperare la palla e a metterla dentro: tre cacce e mezza a mezza. Non basta ancora: negli ultimi spiccioli di gioco si accende una mischia sotto la caccia verde. Fabio Selvaggio è il più veloce e infila di nuovo la palla dentro. Quattro cacce e mezza a mezza. I Bianchi si sono presi la rivincita dopo la sconfitta del 1968. Ma i Verdi si sono battuti bene, onorando San Giovanni. E naturalmente Firenze.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Sandro Bennucci

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