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Confindustria al nuovo governo: “Non possiamo avere flat tax e prepensionamenti”. A chi non è imprenditore solo tasse e bollette alte

Carlo Bonomi con gli industriali di Varese (Foto Confindustria)

Mette le mani avanti, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. Ammonisce il nuovo governo, quasi certamente guidato da Giorgia Meloni, durante l’assemblea degli industriali di Varese: “Non mi esprimo sul risultato elettorale. A votare sono gli italiani e non le imprese. Ma dico che non possiamo permetterci immaginifiche flat tax e prepensionamenti. Non vogliamo negare ai partiti di perseguire le promesse elettorali ma oggi energia e finanza pubblica sono due fronti emergenza che non possono ammettere follie per evitare l’incontrollata crescita di debito e deficit”.

Traduzione: servono soldi soprattutto per le imprese, in particolare per far fronte ai costi energetici. Il Centrodestra, che ha fatto molte promesse, soprattutto ai cittadini con medio e basso reddito, non s’illuda di poterle realizzare. Chi non è imprenditore, e quindi ha probabilmente molti più problemi di chi guida un’azienda, non deve chiedere. Paghi tasse e bollette, senza gli sgravi fiscali che hanno coloro che s’impegnano ad assumere e poi lo fanno col contagocce e raramente a tempo indeterminato. Quanto ai prepensionamenti, vorrei ricordare al presidente di Confindustria, che quasi sempre sono i datori di lavoro a volerli per tagliar via i dipendenti con stipendi più alti e accollarli alla collettività, attraverso la previdenza. In particolare conosco gli editori (posso raccontare trattative sfibranti con minacce di licenziamenti collettivi in caso di mancato accordo) che ne hanno ottenuti una gran quantità, negli ultimi 30 anni: col risultato di svuotare le redazioni di professionalità di alto livello, far precipitare da 6 milioni a meno di un milione le copie vendute dei quotidiani, e affossare l’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, fatto confluire nell’Inps.

Ma Bonomi tutto questo lo scavalca con gli slogan. E naturalmente si dichiara politicamente super partes: “Noi non tifiamo nè per uno e nè per l’altro. Proponiamo le misure e giudichiamo cosa viene fatto”. Infatti, dai governi di qualsiasi colore, gli industriali hanno l’abitudine di andare col cappello in mano e la pacca sulle spalle. Dettando l’agenda. Spiegando di dover chiudere, o delocalizzare, se non vengono ascoltati.

“Ci auguriamo – dice ancora Bonomi rivolgendosi agli attenti colleghi del Varesotto – la formazione di un Governo nei tempi più rapidi possibile. Ci auguriamo un Governo con ministri autorevoli, competenti e inappuntabili. Nessuno, oggi, può fare previsioni realistiche sulla crescita e sugli effetti del rialzo dei prezzi dopo le scelleratezze dei russi. Serve, da parte del nuovo Governo, una generale vasta convergenza sulle scelte, anche con le forze di opposizione. C’è bisogno di serietà, unità e responsabilità su energia e finanza pubblica”. Certo: devono essere tutti d’accordo, la maggioranza vincitrice di Centrodestra e la residuale opposizione di Centrosinistra, nell’ascoltare le sue richieste. E non quelle dei sindacati che potrebbero invocare una maggiore giustizia sociale, a favore di chi lavora, o cerca un lavoro, e di chi è in pensione.

Infine Bonomi richiama anche l’Unione Europea alle sue responsabilità: “Sull’energia serve una Europa che condivida gli sforzi. Non si può essere uniti sulle sanzioni e poi sull’energia divisi lasciando che ogni Paese si muova autonomamente. Sull’energia l’Italia non può farcela da sola”. Ovvio. Però l’Italia può facerla solo se tutti si accollano pesi e sacrifici. Soprattutto quegli imprenditori, grandi e piccoli, capaci di figurare, con la denuncia dei redditi, fra la moltitudine che dichiara meno di 50-70mila euro l’anno. Ossia meno del loro dipendente più pagato. Ma credo che Giorgia Meloni abbia il polso della situazione

Bonomi, confindustria, governo Meloni


Sandro Bennucci

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