Skip to main content

Conte-bis: è (quasi) fatta. Accordo Pd-M5S nel vertice notturno a Palazzo Chigi

Giuseppe Conte e Sergio Mattarella: il reincarico è ormai vicinissimo

ROMA – Ci siamo: il Conte-bis è quasi fatto. Il vertice notturno a Palazzo Chigi, fra Pd e Movimento 5 stelle, sembra aver sciolto ogni nodo. Resterà a Palazzo Chigi, Giuseppe Conte, in un governo diversamente colorato. Con una formula ripescata dalla vecchia politica della prima repubblica: si parla di continuità nella discontinuità. Un po’ quello che si era inventato Aldo Moro, quando, per far dialogare Dc e Pci, lanciò le «convergenze parallele». Proprio così:  Conte risorge al Nazareno nel segno della continuità nella discontinuità. E i Grillini, che avevano sempre detto di non voler partecipare ai banchetti della casta, con le formule care a quella politica da loro contestata a suon di vaffa….., ora mantengono la poltrona più alta del governo non attraverso un’elezione, ma solo con il gioco di una maggioranza numerica, datata 4 mrzo 2018. Che in politica sembra un’era geologica, visto che, da allora, ci sono state molte elezioni dove il Pd non ha mai vinto.

ZINGARETTI – La svolta, che incardina la crisi di Governo verso la soluzione, è stata partorita dopo un lungo travaglio, tanto nel Pd quanto fra i 5 Stelle. Al Nazareno dopo l’arrocco sulla discontinuità verso Conte, al segretario Nicola Zingaretti non è stato fatto trapelare nessun consenso da parte degli ambienti del Quirinale e, anzi, da varie parti sono giunte molteplici sollecitazioni a favore di Conte. A cominciare da Bruxelles, dai neo presidenti della Commissione Ursula von der Leyen e del Parlamento Europeo David Sassoli, nonchè dai leader di Germania e Francia riuniti al G7 di Biarritz, ma anche dalle fila cattoliche e dal mondo economico.
Facendo ricorso all’abilità dialettica di una politica antica, che si innesta nella tradizione politica morotea e berlingueriana, Zingaretti ha allora abilmente trasformato lo stallo sul nome del premier in una trattativa avvolgente, sottolineando che il Partito democratico e i 5 Stelle erano comunque piu’ interessati a accordarsi che a contrapporsi. La trattativa si e’ cosi’ incanalata sui contenuti di un patto di Governo che delinea priorità, impegni e progetti del nuovo esecutivo.

MINISTERI – Sul piatto della bilancia tuttavia la resurrezione di Conte costa ai Grillini la discontinuità su molti ministeri e potrebbe lambire anche lo stesso Luigi Di Maio. Un calice con un contenuto amaro da deglutire per i 5 Stelle, perchè la discontinuità inciderà solo sui nomi dei ministri, a cominciare da Difesa, Economia, Infrastrutture, Esteri e Sanità, chiesti con forza dal Pd, ma anche sui programmi, in particolare sulla conferma della Tav, il cui completamento era stato comunque già deciso dal Governo uscente. Con i voti dellaLega e dello stesso Pd. Da parte del Nazareno si sarebbe avanzata la richiesta di un vicepremier unico: il vicesegretario Pd Orlando. Ipotesi ancora da verificare nel confronto con i 5 Stelle. Per i ministeri, da parte del Pd verrebbero indicati Antonio Misiani, Paola De Micheli, Tommaso Nannicini, Roberto Morassut, Lorenzo Guerini, Ettore Rosato e del renziano Andrea Marcucci. Per Liberi e Uguali si fa il nome di Piero Grasso, per il ministero della Giustizia. Mentre ancora non è stato precisato se l’ex premier Paolo Gentiloni avrà un ministero o sarà indicato come Commissario europeo. Le differenze di esperienza e caratura politica dei dem rispetto alla Lega, hanno inoltre posto i Grillini davanti ad una nuova situazione.

MIGRANTI – A differenza dell’alleanza con la Lega, ora, per i 5 Stelle, non si tratta più d’inseguire gli alleati sul terreno mediatico e degli interventi populisti, immigrazione, europa, grandi opere e tasse, ma di realizzare l’album tridimensionale di una comune visione propositiva dell’Italia, in cui confluiscano le esigenze dei cittadini che votano 5 Stelle, in primis lavoro, efficienza, legalità, ambiente, rifiuti, e le tematiche che sono da sempre alla base delle lotte politiche del partito democratico.
Tematiche che in gran parte coincidono nella sostanza ma spesso differiscono nei metodi. A meno di colpi di scena e di fibrillazioni in casa grillina e fra gli stessi dem, con i renziani attestati sulla riva del fiume, la trattativa vedrà la conclusione fra mercoledì sera e giovedi mattina col reincarico a Conte. Resta da vedere in che modo il Movimento 5 Stelle saprà trovare un equilibrio fra i ministeri gialli e quelli rossi, che si profilano di più e di assai maggior peso. Il rischio che corre Di Maio è di avere un capo del governo praticamente assediato da ministri più numerosi e con un’esperienza più lunga nelle poltrone che contano.

continuità nella discontinuità, convergenze parallele, Giuseppe Conte, Orlando vicepremier, palazzo chigi, sergio mattarella


Sandro Bennucci

Direttore del Firenze Post Scrivi al Direttore

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741