Patti chiari, amicizia lunga. Stiamo lavorando con serietà per dare un nuovo Governo all’Italia, per una svolta europeista, sociale e verde.
Ma basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte.
ROMA – Colpo di scena durante le consultazioni del presidente incaricato, Giuseppe Conte. Luigi Di Maio, capo della delegazione, M5S, è stato secco: «Se entreranno i nostri punti nel programma di governo si potrà partire, altrimenti meglio il voto. O siamo d’accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti. Non guardiamo a un governo solo per vivacchiare, consideriamo alcuni dei punti del documento imprescindibili».
E ancora: «Da parte del M5S c’è una netta contrarietà alla patrimoniale. Il carico fiscale è anche disordinato a causa della burocrazia, e questo dovrà essere un governo pro-imprese. L’aumento dell’Iva va bloccato. Riteniamo che non abbia alcun senso parlare di modifiche ai decreti sicurezza, approvato con Salvini al governo. Vanno tenute in considerazioni le osservazioni del capo dello Stato, ma senza modificare la ratio di quei provvedimenti. Ho detto che non rinneghiamo questi 14 mesi di governo». Al termine dell’incontro Di Maio ha consegnato a Conte un documento con 20 punti programmatici. Non tarda la risposta dei Dem. «Di Maio incomprensibile, dica se ha cambiato idea», dice Andrea Orlando. E ora? La strada per il Conte bis va tutta in salita. E si scopre, dalle parole di Di Maio, che sarebbe proprio il Pd a volere una patrimoniale, cosa che poteva essere intuita da una frase scritta da Zingaretti, nei 5 punti programmatici dei Dem, dove si diceva che le scelte economiche dovevano essere fatte «in chiave redistributiva».
Conte, nel suo giro di consultazioni, ha incontrato tutte le forze politiche, compreso il Pd, ma anche il centrodestra. Forza Italia, Fratelli d’Italia e la stessa Lega hanno ribadito la volontà di andare subito alle elezioni.
AGGIORNAMENTO DELLE 19,00
Riunione a Palazzo Chigi, a quanto si apprende, tra il premier Giuseppe Conte, una delegazione Pd formata da Dario Franceschini e Andrea Orlando e i capigruppo M5S Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli. La riunione, si apprende ancora, era pianificata da giorni. In un tweet il segretario del Pd Nicola Zingaretti precisa: «Zingaretti,stop ultimatum o non si va da nessuna parte».
Patti chiari, amicizia lunga. Stiamo lavorando con serietà per dare un nuovo Governo all’Italia, per una svolta europeista, sociale e verde.
Ma basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte.
Controreplica di Di Maio: – «Qui non è questione di ultimatum, qui il punto è che siamo stanchi di sentir parlare tutti i giorni in ogni trasmissione di poltrone e toto-ministri. L’ho detto e lo ripeto: contano i programmi, le soluzioni, le idee. Il M5S non svende i suoi principi e i suoi valori su ambiente, lavoro, imprese, famiglie. Qui serve concretezza. Poche chiacchiere e basta slogan. Bisogna lavorare per gli italiani e bisogna farlo in fretta. Noi abbiamo 20 punti. E vogliamo che entrino nel programma di Governo».
Ma Conte ci prova ancora. «Domani mattina si terrà una riunione per lavorare al programma di governo, coordinata dal Presidente Conte». Lo rende noto Palazzo Chigi.
I
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