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I funerali delle 19 vittime di Nassiriya

Nassiriya 10 anni dopo: l’eredità dei Caduti

I funerali delle 19 vittime di Nassiriya
I funerali delle 19 vittime di Nassiriya

Sono passati già 10 anni da quel tragico 12 novembre 2003, quando diciannove Italiani, diciassette militari – di cui dodici carabinieri – e due civili, caddero nel primo attentato di Nassiriya. Un secondo, grave atto terroristico sarebbe poi avvenuto in quella stessa città nell’aprile di tre anni dopo, costando la vita a quattro militari italiani ed uno rumeno. A dieci anni di distanza cosa rimane di quella strage nella memoria della Nazione e quali sentimenti essa oggi evoca?

Anche se un po’ stemperata, com’è inevitabile per il tempo trascorso, l’ immagine  rimane viva  ed il rispetto a l’ammirazione per i compatrioti immolatisi in quella tragica mattina sono generalmente diffusi e tuttora profondi  nel popolo italiano. Tante sono state e continuano ad essere le iniziative assunte per rievocare l’ evento, ormai patrimonio della memoria collettiva, a partire dalle innumerevoli intitolazioni di caserme, edifici pubblici, vie e piazze.

Il 12 novembre, per decisione legislativa, viene celebrata in tutto il paese la giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali di pace. A Firenze la commemorazione si tiene alle ore 10 in Piazza dell’ Unità alla presenza di autorità e cittadini.

E tuttavia la ricorrenza di Nassiriya, acclarato che non è in discussione il grande valore dell’olocausto, evoca anche alcune considerazioni riferibili al  nostro presente. Di sicuro non vi è altro avvenimento che nel ventunesimo secolo abbia suscitato negli Italiani un così intenso sentimento di comune appartenenza. In quei giorni l’Italia reagì mostrando per una volta quell’ “idem sentire” che fa di un popolo una Nazione.

Che differenza tra le opache vicende dell’attualità politica e quei giorni in cui  il solo Tricolore, al di là delle diverse appartenenze ideali e culturali, rappresentò il sentimento dell’ Italia intera! Il paese tutto seppe trovare compostezza ed unità, come difficilmente da tempo si era visto e come non si sarebbe più ripetuto.

Ne fu espressione il corale omaggio reso alle salme all’Altare della Patria. E ne fu mirabile sintesi la patriottica omelia del Cardinale Ruini alla basilica di San Paolo. L’alto prelato, al cospetto dei Caduti,  testimoniò l’ardore per l’Italia, indicando una prospettiva  inequivocabile:  «Non fuggiremo di fronte ai terroristi assassini, anzi, li fronteggeremo con tutto il coraggio, l’energia e la determinazione di cui siamo capaci. Ma non li odieremo, anzi, non ci stancheremo di sforzarci di far loro capire che tutto l’impegno dell’ Italia, compreso il suo coinvolgimento militare, è orientato a salvaguardare ed a promuovere una convivenza umana in cui ci sia spazio e dignità per ogni popolo, cultura e religione».

Senza entrare nel merito delle scelte politiche, l’Italia aveva voluto affrontare strade coraggiose, intrise di rischi elevatissimi, per assicurare il proprio contributo ai processi di pace e di stabilizzazione nei teatri più compromessi. I militari italiani agirono conseguentemente senza esitazione in ogni circostanza, fino al più nobile dei sacrifici. Il paese mostrò di saper rimanere in piedi.

E’ dunque doveroso celebrare i Caduti di Nassiriya. Ma è anche lecito sperare che possa essere ad ogni livello ritrovata la coesione che essi donarono all’Italia.

 

Difesa, Nassiriya

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