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Russiagate: Conte al Copasir, non ho mai parlato con Barr, neppure per telefono

ROMA – «E’ completamente falso che il tweet del presidente Trump sia collegato al caso Barr. Trump non mi ha mai parlato di quest’inchiesta». Lo afferma il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi, al termine dell’audizione al Copasir. «Vorrei anche chiarire che io non ho mai interloquito con Barr, né per telefono, né per iscritto, ho acceduto a questa interlocuzione al fine di chiarire che non avevamo elementi di coinvolgimento nel caso sollevato dai servizi Usa 2del nostro reparto di intelligence, né di singoli dipendenti». Tra i temi dell’incontro, le visite a Roma del procuratore Usa William Barr ed i suoi colloqui con i vertici dell’intelligence italiana. Conte è arrivato in leggero ritardo sull’orario previsto (le 15).

A Copasir non per Russiagate ma non l’ho evitato – «Sono intervenuto al Copasir ai sensi dell’art. 33 della legge 124, che prevede che il responsabile dell’autorità del controllo dell’intelligence debba riferire semestralmente. Quindi non sono stato convocato sul caso Barr, ma io stesso, non appena ho saputo della nomina del nuovo presidente ho scritto che si svolgesse quest’incontro ordinario e con l’occasione non mi sono affatto sottratto».

Usa – «E’ stato detto che la richiesta americana di uno scambio di informazioni è stata fatta in agosto durante la crisi di governo. Falso, la richiesta risale a giugno. Nell’incontro del 27 settembre è stato chiarito che alla luce delle verifiche fatte la nostra intelligence è estranea a questa vicenda (il Russiagate, ndr), abbiamo rassicurato gli Usa di questa estraneità».

«Tra le varie illazioni ed opinioni legittime è stato ipotizzato che avrei dovuto informare singoli ministri o leader politici della interlocuzione con gli Usa. Avverto una grande responsabilità, che qualcuno rappresenta come un potere, sull’intelligence. Cerco di interpretare questo compito nel rispetto della legge: la responsabilità della sicurezza il premier non la può dividere con ministri o leader, se l’avessi condivisa con persone non legittimate avrei violato la legge. Se tornassi indietro non farei e non potrei fare diversamente, perché questa indagine preliminare che conduce un nostro alleato e che Barr, responsabile del controspionaggio e dell’Fbi, sta portando avanti, in cui c’è una tipica attività di intelligence. Se ci fossimo rifiutati di sederci a un tavolo io dico che allora avremmo recato sì un danno alla nostra intelligence, oltre a produrre una grave slealtà nei confronti di un alleato storico. La richiesta Usa era in riferimento ad agenti americani di stanza a Roma che hanno operato su territorio italiano. In questo contesto, ma non è stato mai offerto nessun elemento, ci poteva essere l’eventualità che avessero operato con i nostri servizi. Ma abbiamo verificato ed effettuato riscontri documentali nei nostri archivi. Se fosse stata coinvolta la nostra intelligence sarebbe scattata una denuncia alla nostra autorità giudiziaria. La vicenda avrebbe preso una piega completamente diversa«.

Salvini caso Russia – «Io ho riferito la verità richiesta da Salvini, ho chiarito tutte le informazioni in mio possesso, mi sorprende come Salvini, che ha una grande responsabilità in quanto era ministro dell’Interno ma si è anche candidato a guidare il Paese, non avverta la responsabilità di chiarire una vicenda». Lo afferma il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi. «Siamo al di là di un’opinione o di una sensibilità istituzionale. Forse Matteo Salvini dovrebbe chiarire che ci faceva con Savoini con le massime autorità russe, il ministro dell’Interno, il responsabile dell’intelligence russa. Dovrebbe chiarirlo a noi e agli elettori leghisti. Dovrebbe chiarire se idoneo o no a governare un Paese».

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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