Trilussa nel Conclave
Trilussa, al secolo Carlo Alberto Salustri, romano, simpaticissimo poeta dialettale e arguto novellatore. Pio XI, al secolo Achille Ratti, milanese, il papa della conciliazione, che dal ’22 al ‘39 si trovò a guidare la Chiesa nei difficili anni tra la prima e la seconda guerra mondiale.Rivedere Pio XI impersonato da Renato Scarpa nella fiction “Trilussa. Storia d’amore e di poesia”, andata in onda domenica e ieri sera su Rai 1, mi portano a condividere con voi alcune considerazioni.
Staremo a vedere innanzitutto il consenso del pubblico nella seconda puntata di questa miniserie liberamente ispirata alla biografia di Carlo Alberto Salustri. Nella prima, lo share è stato di oltre il 23%, superando quello del 15% raggiunto da Zelig Circus, su Canale 5, nonostante la presenza di Raoul Bova. Il boom di ascolti appare però scontato, dopo il successo registrato a febbraio sempre su Rai 1 da Beppe Fiorello con “Volare”.
C’è voluta la testardaggine del produttore della Titanus Guido Lombardo , la maestria del regista Gasparini nel realizzare il tutto in sole otto settimane di riprese, le musiche del grande Stelvio Cipriani, la grande professionalità di Monica Guerritore nei panni di Rosa Tomei, la fedele governante del “Maestro”, per centrare l’interesse del grande pubblico televisivo su questo spaccato di vissuto del poeta, conosciuto e coccolato soprattutto dai suoi concittadini: il popolo romano. Perché per i più resta il Trilussa de la Statistica, il sonetto del “pollo all’anno”.
E poi c’è Michele Placido, classe 1946, tirato e brillante nei panni di Trilussa in età matura (nel 1938 il poeta è sessantasettenne, ormai al massimo della notorietà), sicuramente all’altezza della parte affidatagli dal lato artistico. Non altrettanto – aggiungiamo noi con un pizzico di malizia – da quello fisico visto che il poeta misurava quasi due metri: “spilungone” lo chiamava infatti il popolare editore de “Il Rugantino” Edoardo Perino.
Ma quale il “rapporto” di Trilussa con i pontefici, col papato del suo tempo? Nei giorni che stiamo vivendo, con le recenti dimissioni di papa Ratzinger e a Conclave appena iniziato, papa e ministero petrino sono infatti di grande attualità. “Tri”, com’era appellato dagli amici, non mancò al pari dei ricchi e dei potenti, di pungere nei suoi sonetti l’istituzione pontificia e il suo rappresentante. Così in “Tango e Furlana” in Ommini e bestie, “l’Assoluzione” in Lupi e Agnelli, “Li peccati der Papa” de…a tozzi e bocconi, “A proposito der Papa” nelle poesie disperse giovanili, ”Er Papa” de Le finzioni della vita, tanto per citarne alcuni. Nonostante questo i suoi rapporti di “amicizia” con Pio XI furono solidi, cordiali.
Se la prendeva coi preti, veniva convocato dal Pontefice, gli venivano contestate le sue esagerazioni, si scusava e alla fine se la cavava con una “papale” reprimenda. Arguto sì, Trilussa, graffiante nel voler correggere i costumi del suo tempo, caustico, ma mai triviale e sconcio come altri pur noti poeti romaneschi. E anche i Papi sicuramente gliene sono stati riconoscenti, da Benedetto XV a Pio XII.
Ho ancora nelle orecchie i versi di Trilussa declamati amabilmente, con inflessione veneta, da papa Luciani durante un’udienza generale nel ’78:
Quella vecchietta cieca, che incontrai
la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse: – Se la strada nun la sai,
te ciaccompagno io, ché la conosco.
Se ciai la forza de venimme appresso,
de tanto in tanto te darò ‘na voce,
fino là in fonno, dove c’è un cipresso,
fino là in cima, dove c’è la Croce…
Io risposi: – Sarà … ma trovo strano
che me possa guidà chi nun ce vede … –
La cieca allora me pijò la mano
e sospirò: – Cammina! – Era la Fede
Chissà se i Cardinali – riuniti da ieri sera nel Conclave – troveranno il tempo di rileggere Trilussa nelle loro pur brevi pause di riposo. Pio XI li guarderà dall’alto e sorriderà benevolmente.