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La preparazione dello scoppio del Carro

Scoppio del carro, il Brindellone in segreto si prepara

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Come l’albero maestro di una nave, oscilla ma non si spezza. È il “brindellone” pronto, per almeno la cinquecentesima volta nella storia (dal 1497), a raggiungere tentennando il sagrato del Duomo di Firenze e dare il via alla tradizionale festa dello “Scoppio del carro” nel giorno di Pasqua. Dentro il portone di via Il Prato, alto quanto un palazzo, si stanno ultimando i preparativi perché tutto sia pronto per la partenza, domenica mattina intorno alle 9.

Quaranta quintali di peso, un’altezza di circa 11 metri con il pennone della girandola, tre metri e mezzo di lunghezza per ogni lato. Su ognuna delle quattro fiancate, un pannello decorato che rappresenta un quartiere fiorentino. Sul frontale che – quando il carro è davanti al Duomo – guarda l’altare maggiore c’è quello di San Giovanni, poi Santo Spirito (che guarda verso via Martelli), quindi Santa Croce (verso il battistero) e Santa Maria Novella (verso via Calzaioli).

Si respira aria di storia in quel cortile di via Il Prato, oggi chiuso da un tetto, ma che un tempo era una strada che univa ”il Prato” medesimo a quella che oggi è via della Scala. C’è però chi è convinto che fosse solo un viottolo di campagna che portava verso l’attuale giardino del limitrofo palazzo Corsini. La prima uscita ufficiale di questo tipo di carro risale al 1497, tre anni da quando la famiglia fiorentina dei Pazzi riconquistò il potere a Firenze dopo la caduta dei Medici. Il carro di oggi risale invece al ‘600.

“Ecco perché la presenza dello stemma dei Pazzi su tutti i lati del carro” precisa il restauratore Gilberto Lazzeri dello Studio Techne, che da un mese e mezzo è all’opera per ripulire e restaurare il carro in vista del giorno più importante del suo anno. Stucchi, decorazioni, dipinti, tutto – rigorosamente a mano – viene riportato all’originario splendore. Dai pannelli dei quartieri, agli stemmi, alla corona sorretta da quattro delfini. Come pure i giunti, che durante il percorso si muovono e che vanno rimessi in efficienza. “Un lavoro di fermatura, laccatura, ritocco pittorico, preparazione della struttura di sostegno dei fuochi” dice il restauratore.

L’unica insidia può essere la pioggia. “Niente è indelebile – dice Lazzeri – è una struttura in legno con dorature, argento, decorazioni in policromia. Non sono materiali che vanno d’accordo con l’acqua, per questo durante il tragitto da via Il Prato a piazza Duomo il carro sarà coperto da un rivestimento di naylon.” Non è bello ma è indispensabile a proteggerlo. L’anno scorso diluviò, lo scoppio si tenne ugualmente, ma al rientro il carro non era in condizioni ottimali, tra perdite di colore e polvere dei fuochi rimasta attaccata dappertutto.

Quest’anno, a differenza del passato, sono previsti interventi di ripulitura anche nei giorni successivi alla Pasqua, perché il carro possa essere messo a disposizione di visitatori e scolaresche.

L’interno è un altro pezzo di storia fiorentina. Un campanile di castagno e abete, retto da giunti e telai. Numerose le scritte, che ricordano vari restauri: del 1620 e del 1720 da parte della famiglia Pazzi, nel 1924 da parte del comune di Firenze.

La “bibbia del carro” si chiama Gianfranco Bernardini, la memoria storica del Brindellone. Se ne occupa da 32 anni, “come un figlio” ammette sorridendo. E’ stato lui, tra l’altro, a pensare e realizzare funzionali strutture di sostegno, meccanismi con cui si possono piegare i bracci e velocizzare l’allestimento dei fuochi artificiali, che sono tenuti ad una giusta distanza dal carro per non rovinarne le pareti e le decorazioni durante lo scoppio. “Ogni anno il lavoro e la passione si ripetono puntualmente” dicono insieme Bernardini e i colleghi Fabio Ambrosini e Massimo Giorgi Degl’Innocenti, coordinati da Alessandro Marchesi responsabile delle Tradizioni Popolari Fiorentine del Comune. Pasqua si avvicina, l’adrenalina e l’emozione stanno salendo.

CONTINUA

Fotogallery di Matteo Bovo


Sandro Addario

Giornalista

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