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Georgofili 2

Georgofili, voglia di ritrosia

«Quella strage non s’ha da ricordare, anzi non s’ha da nominare». Quasi in stile manzoniano, i parenti delle vittime della bomba di via Georgofili sintetizzano così il disagio e lo sconforto che si portano dentro da vent’anni. Cercano una verità che nessuno pare abbia voglia o interesse a fornire loro. Il perché resta ancora un mistero.

A pochi giorni dal 20° anniversario della strage, la polemica puntualmente sale, in perfetto stile fiorentino. Sembra quasi un dialogo tra sordi. Da un lato il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime Giovanna Maggiani Chelli, dall’altro i quattro sindaci di Palermo, Roma, Firenze, Milano.

L’associazione aveva pensato di celebrare la triste ricorrenza con un convegno al quale fossero intervenuti i primi cittadini delle città che negli anni novanta subirono gravissimi attentati. Da quelli contro i giudici Falcone e Borsellino a Palermo nel ’92 a quelli del maggio-luglio ’93 a Roma, Firenze, Milano, questi due ultimi con dieci morti complessivi.

Ma sembra ci sia stata come una corsa all’indietro. Mentre Orlando da Palermo ha accettato, Pisapia da Milano ha declinato. Dalle segreterie di Alemanno a Roma e da quella di Renzi a Firenze nessuna risposta. Un «silenzio assordante» lo ha definito ieri la presidente Maggiani Chelli.

E questo, ieri sera, deve aver fatto scattare i nervi a qualcuno a Palazzo Vecchio. Matteo Renzi, grande comunicatore, preferisce non commentare, neppure attraverso un click su Twitter o Facebook. Fa parlare il suo assessore (anzi l’assessora, come si usa dire in modo politicamente corretto) all’educazione e alla legalità Cristina Giachi. Che però sbaglia tiro, forse per la fretta di rispondere in tempo prima della chiusura serale dei giornali.

«Parole incomprensibili quelle della signora Chelli» fa scrivere in un comunicato. E cita l’incontro avuto proprio con la presidente dell’Associazione «per informarla delle iniziative che sta organizzando il Comune di Firenze e per condividere gli eventi proposti dall’associazione».

Come parlare di mele e di pere. Un conto sono le iniziative promosse dalla città vittima di una bomba che ha ucciso (erano le 1.04 del 27 maggio 1993) cinque persone, tra cui due bambini, e ha ferito circa cinquanta suoi abitanti. Un altro conto è stare ad uno stesso tavolo con altri tre sindaci, a chiedere una verità finora negata.

Parla di coraggio la signora Chelli. «Se tutti e quattro avessero avuto il coraggio di venire qui insieme a reclamare la verità, sarebbe stato un gesto dal valore politico molto significativo. Una forza dirompente. Non lo hanno voluto fare. Ci sarà un motivo per cui si comportano così. Perché c’è questa ritrosia nel voler andare a testimoniare, anzi a certificare che quella strage c’è stata? Una strage che non appartiene al passato, ma che è ancora calda oggi a distanza di vent’anni».

A Firenze non ci saranno né i sindaci né (salvo novità) il presidente della Repubblica. In forse la presenza del ministro dell’Istruzione. Ci sarà invece Pietro Grasso, da due mesi presidente del Senato. Lo stesso che a Palazzo Madama cinque giorni fa – durante la celebrazione della giornata della memoria per le vittime del terrorismo – rivolto alla signora Maggiani Chelli ha testualmente detto: «Ringrazio lei Signora Giovanna, Presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime di via dei Georgofili, per essere presente oggi e per averci ricordato quella strage orrenda citando le parole di un magistrato, Gabriele Chelazzi, insieme al quale ho avuto il privilegio di lavorare. (…) Il messaggio che ci ha lasciato quest’uomo è un invito a fare bene il nostro lavoro, a non arrenderci mai, un invito alla politica a fare la propria parte nell’accertamento della verità, ad arrivare là dove la verità giudiziaria non può giungere». E’ lo stesso Pietro Grasso che, prima di essere eletto seconda a carica della Repubblica, è stato per oltre sette anni Procuratore nazionale antimafia.


Sandro Addario

Giornalista

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