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Campionato del mondo, Berlino 2006: l'Italia batte la Francia 6-4 ai rigori (Nicolas Asfouri/AFP/Getty Images)

Quel 9 luglio a Berlino

Campionato del mondo, Berlino 2006: l'Italia batte la Francia 6-4 ai rigori (Nicolas Asfouri/AFP/Getty Images)
Campionato del mondo, Berlino 2006: l’Italia batte la Francia 6-4 ai rigori (Nicolas Asfouri/AFP/Getty Images)

Berlino 9 luglio 2006. Sette anni fa. Fu un giorno diverso per l’Italia, normale per il resto del mondo. La Francia battuta ai rigori nella finalissima dei mondiali di calcio. Non è stato solo un fatto sportivo ma di costume, di vita. Di orgoglio nazionale che spunta quasi all’improvviso, specie per chi non si muove dalla poltrona del proprio salotto. E che è, romanamente, al pollice verso se le cose non vanno bene.

Abbiamo chiesto un ricordo a chi quella serata l’ha vissuta in diretta, nel torrido campo dell’Olympiastadion. Un testimone particolare, l’attuale prefetto di Pisa Francesco Tagliente, allora responsabile della sicurezza della nazionale italiana.

«Ripercorrere le tappe di quella fatidica serata – ricorda Tagliente – fa rivivere le emozioni e le ansie che hanno accompagnato l’intero evento, momento per momento. Personalmente considero un privilegio aver vissuto accanto agli Azzurri, fino all’ultimo minuto, l’apprensione e la trepidazione che hanno accompagnato l’importantissima prova dei nostri giocatori. Il ricordo di quelle ore è indelebile».

Ma all’inizio la partita era cominciata male, con un rigore segnato dai Francesi

«Il rischio che il morale dei Nostri crollasse era reale. Dopo una traversa di Zidane la partita si innervosisce. Sale la tensione sugli spalti ed anche su poltrone e divani di fronte a milioni di televisori italiani, mentre in campo cominciano a fioccare i cartellini gialli».

Francesco Tagliente al termine dell'incontro
Francesco Tagliente al termine dell’incontro

Poi il pareggio di Materazzi

«L’Italia tira un sospiro di sollievo, ma la partita continua su questa linea e il pressing francese non dà tregua ai Nostri. Emozioni, preoccupazioni, tuffi al cuore a non finire. Il risultato non si sblocca».

Si va ai supplementari

«Al terzo minuto la Francia è sotto choc: il capitano Zidane, simbolo del calcio francese, reagisce a Materazzi con un’incredibile testata che lo manda a terra. E’ cartellino rosso: la carriera del grande calciatore non poteva finire peggio. Siamo ai rigori. L’errore di Trezeguet dal dischetto è fatale per i francesi, che non riescono più a risalire. È fatta, l’Italia dopo 24 anni l’Italia è ancora Campione del Mondo».

Cosa ha provato in campo, vicino agli azzurri che alzavano al cielo la coppa?

«Il profondo spirito agonistico e la lealtà verso i valori sportivi avevano vinto, riscattando, almeno temporaneamente, le inquietanti notizie relative alle indagini sul calcio italiano, che proprio in quel periodo la stampa cominciava a rendere pubbliche. Ma innanzitutto la vittoria di quella sera rappresentava per tutti gli italiani, e per quelli che vivono all’estero in particolare, un validissimo motivo di riscatto della scarsa stima riservata a questo mondo italiano, vivo e palpitante fuori dai confini nazionali».

Qualcosa quindi oltre lo sport?

«Guardare le loro facce illuminate dalla gioia per la vittoria, alla fine della partita, è stato il coronamento di un coacervo di tensione e sofferenza, ma anche di momenti di eccitazione ed entusiasmo, difficili da esprimere. Ma impossibili da dimenticare».


Sandro Addario

Giornalista

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