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PAPA FRANCESCO: CONVENTI VUOTI AI RIFUGIATI

papa francesco piccola
Papa Francesco

Papa Francesco mette a disposizione dei rifugiati conventi e i istituti religiosi vuoti. «Carissimi religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi! I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati!». Il Santo Padre invoca solidarietà, quella parola che «fa paura al mondo più sviluppato, per loro è una parolaccia», e afferma che «l`integrazione è un diritto». Si rivolge agli immigrati rifugiati ospiti del centro Astalli di Roma, e si rivolge alla stessa Chiesa: «Per tutta la Chiesa è importante che l`accoglienza del povero e la promozione della giustizia non vengano affidate solo a degli “specialisti”». Formazione dei sacerdoti, parrocchie, movimenti. E poi coinvolge gli istituti religiosi. A Roma e dintorni, in tutta Italia ci sono edifici costruiti ai tempi in cui la crisi delle vocazioni non esisteva. «Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti». Certo, «non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio, responsabilità, ma ci vuole anche coraggio».

La proposta del Santo Padre è sicuramente interessante. Già in passato, per esempio a Torino, il problema di reperire locali pubblici o facenti parte del patrimonio religioso idonei per l’accoglienza ai rifugiati era stato affrontato dagli organi dello Stato, enti locali e dalla curia vescovile. Anche allora si cercò d’individuare caserme, istituti o conventi vuoti che potessero servire alla bisogna. Molti erano in località isolate e lontane da centri abitati, e quindi non idonei alla finalità d’integrazione, per altri occorrevano lavori importanti d’adeguamento. Si ricorse perciò all’utilizzazione di un’ala di una caserma a Torino, che fu restaurata dal Comune con una spesa di 250.000 €.

Se dunque vogliamo seguire l’indicazione di Papa Francesco, occorre in primo luogo effettuare un censimento degli immobili disponibili di proprietà di enti religiosi; identificare, d’intesa fra autorità civili e religiose, quelli più fruibili e realizzare le opere di adeguamento ai fini della sicurezza degli ospiti. Nella gestione saranno coinvolte le associazioni del volontariato, da sempre in prima fila per l’assistenza e l’integrazione. Il momento difficile, l’economia che stenta a riprendersi, le angustie in cui versa una buona parte della nostra popolazione complicheranno sicuramente l’inizio e la riuscita di quest’operazione, se Governo e Santa Sede decideranno di vararla insieme, come sembra necessario, visto il continuo afflusso di rifugiati, o pretesi tali,  nel nostro paese. Sarà anche un rimedio utile per evitare che cittadini stranieri, spalleggiati dai centri sociali, occupino abusivamente edifici vuoti e inutilizzati, come è avvenuto recentemente per l’ex Collegio alla Querce di Firenze.

Questo, se pur lungo e difficile, sarà l’unico cammino da percorrere per evitare quelle emergenze che sempre si verificano quando un numero rilevante di persone sbarca sulle nostre coste, in particolare a Lampedusa, e deve poi essere redistribuito sul territorio. I luoghi d’accoglienza e d’integrazione che potranno essere realizzati in tutto il territorio nazionale ci consentiranno di far fronte con più calma a queste vicende, sempre in attesa che l’immigrazione diventi un problema non soltanto italiano, ma europeo. Anche perché finora l’Europa e i paesi del nord hanno fatto orecchi da mercante, riversando l’onere soprattutto su Italia e Spagna, mete preferite degli sbarchi dai paesi africani.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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