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Il processo d'appello a Firenze per l'omicidio Meredith

Processo Meredith: si riparte dal dna, nuova perizia sul coltello

A Firenze nuovo processo d'appello per l'omicidio di Meredith Kercher
A Firenze nuovo processo d’appello per l’omicidio di Meredith Kercher

FIRENZE – Il processo riparte dal dna. La Corte d’appello di Firenze ha disposto la perizia su una traccia trovata sulla lama del coltello che, secondo l’accusa, è stato usato per uccidere Meredith Kercher. La prossima udienza, il 4 ottobre, servirà ad affidare l’incarico. Quello stesso giorno verrà anche ascoltato Luciano Aviello, un testimone  comparso nel procedimento a Perugia, ma poi accusato di calunnia.

Nella prima udienza del nuovo appello per l’omicidio della studentessa inglese, la Corte fiorentina ha riaperto di dibattimento, recependo le indicazioni procedurali della Cassazione, che ha annullato le assoluzioni di Amanda Knox e Raffaele Sollecito. La traccia di dna su cui verrà disposto l’esame scientifico finora non è stata analizzata perché ritenuta dai periti in quantità non sufficiente per offrire un risultato affidabile. Ora l’accertamento si farà.

La traccia di dna su cui la corte di Firenze ha disposto una perizia è una di quelle repertate sul coltello sequestrato in casa di Raffaele Sollecito e che l’accusa ritiene essere l’arma usata per uccidere Meredith Kercher. Si tratta di un coltello da cucina con una lama lunga 15-20 centimetri, diverso da quelli in dotazione nella casa in cui viveva a Perugia lo studente pugliese. Nella motivazione della sentenza della corte di Cassazione, con cui è stata annullata la sentenza d’appello con cui si assolvevano Amanda Knox e Raffaele Sollecito, scrivono i giudici: «E’ sicuramente censurabile la gestione dell’incarico conferito, posto che ai periti prescelti venne chiesto di attribuire il Dna estraibile dalla tracce sul reperto 36 (il coltello). Nel corso delle loro indagini, i periti nominati rinvennero una terza traccia sulla lama del coltello sequestrato in casa sollecito, oltre a quella attribuita senza contestazioni alla Knox e a quella attribuita con forti contestazioni alla vittima. Detta traccia non venne sottoposta ad indagini genetiche, per deliberazione assunta in solitudine da uno dei periti, perché ritenuta in quantità non sufficiente per offrire un risultato affidabile».

Aviello è un ex collaboratore di giustizia ed è stato compagno di cella di Sollecito. Lo scopo della sua convocazione è meramente procedurale: la Cassazione ha infatti censurato la decisione della Corte d’appello di Perugia, che non lo chiamò a testimoniare di nuovo dopo che aveva ritrattato le accuse al fratello, che gli sono costate un’indagine per calunnia, indicato come autore dell’omicidio Meredith.

Patrick Lumumba al processo d'appello di Firenze
Patrick Lumumba al processo d’appello di Firenze

Le decisioni della Corte di Firenze sono state accolte con favore sia dai difensori degli imputati, sia dal sostituto procuratore generale. Sollecito «è rimasto soddisfatto dell’approfondimento probatorio sul coltello -ha detto uno dei suoi difensori, l’avvocato Giulia Bongiorno– perché più si approfondisce e più emerge la verità e quindi la sua innocenza».

In aula non c’erano né Amanda né Raffaele. «Sollecito verrà nelle prossime udienze -ha aggiunto l’avvocato Bongiorno- Potrebbe anche rilasciare dichiarazioni spontanee». Amanda dagli Stati Uniti ha scambiato diversi messaggi con il proprio  difensore, l’avvocato Luciano Ghirga, che l’ha aggiornata sulle fasi dell’udienza. Assenti dall’aula anche i familiari di Meredith. Il padre e la madre hanno problemi di salute e la figlia, Stephanie, è rimasta con loro in Inghilterra. Hanno però spedito una lettera alla Corte, consegnata attraverso il legale di famiglia, l’avvocato Francesco Maresca: «Vogliamo disperatamente scoprire la verità e trovare giustizia per  Meredith, che ci è stata portata via così brutalmente. Niente ci riporterà la nostra bella Meredith e noi la terremo sempre nei nostri cuori e nella nostra memoria, ma abbiamo bisogno di sapere che cosa accadde e lei si merita, perlomeno, la dignità della verità». L’unico protagonista della vicenda a presentarsi è stato Patrick Lumumba, in qualità di parte civile. «Amanda penso che sia scappata perché c’entra con la morte di Meredith. E’ colpevole sennò non mi avrebbe calunniato -ha detto- Non voleva essere punita e voleva depistare le indagini. La corte d’appello le ha dato la possibilità di scappare. Ma la povera Meredith merita giustizia».


Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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