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Il processo per il naufragio della Concordia che si tiene al Teatro Moderno di Grosseto

Concordia, testimone: «Ho fatto un guaio disse Schettino»

Il processo per il naufragio della Concordia che si tiene al Teatro Moderno di Grosseto
Il processo per il naufragio della Concordia che si tiene al Teatro Moderno di Grosseto

GROSSETO – Francesco Schettino disse «ho fatto un guaio, o una cosa del genere». Così l’ufficiale di coperta Iaccarino nella sua deposizione al Tribunale di Grosseto dove si sta svolgendo il processo per il naufragio della Costa Concordia che il 13 gennaio 2012 provocò 32 morti al Giglio. «Alle 21.30 non ero in servizio –dice Iaccarino- ero al ponte 5, nella cabina di Simone Canessa, giocavamo alla play station. Ricordo una prima sbandata a sinistra, quindi pensai che avevano messo un timone di troppo, ci sembrò che avessimo preso una secca».

In un video, proiettato in aula, Iaccarino ha ripercorso con gli inquirenti i suoi movimenti la sera del naufragio: «ci fu una vibrazione pazzesca e oggetti che cadevano a terra -ha raccontato l’ufficiale mentre percorreva le varie parti della nave- andai nella plancia di comando e vidi il Gps che faceva nove nodi. Eravamo passati da sedici nodi a nove. Ho buttato lo sguardo alla carta nautica e vidi che eravamo su un fondale di 70 metri nei pressi degli scogli. Il Giglio mi sembrava più vicina di adesso. Ho guardato questo pannello -ha aggiunto l’ufficiale mentre nelle immagini indica uno strumento che dava l’allarme- c’erano tutte croci rosse. Tutte le luci erano rosse. Poi ho visto il comandante che si è messo le mani ai capelli ed ha pronunciato la frase ‘ho fatto un guaio’. Poi sono andato velocemente al ponte zero ed ho visto che l’acqua saliva velocemente».

La Concordia avrebbe dovuto effettuare la navigazione sotto costa al Giglio già la settimana prima, ma fu il maltempo a scoraggiarla. Lo ha rivelato in aula il primo ufficiale di coperta, Giovanni Iaccarino. Alla domanda del pubblico ministero se fosse stato a conoscenza della richiesta lo chef Antonello Tievoli, nativo dell’isola, l’ufficiale ha risposto: «Sì, ricordo che dovevamo farla una settimana prima, ma c’era libeccio e non ci andammo. C’era l’idea di farla ma poi modificammo la rotta». La sera della tragedia, invece, il passaggio al Giglio non era riportato nel foglio delle informazioni passate ai passeggeri: «Il passaggio non era pianificato. Infatti -ha aggiunto Iaccarino- lo decidemmo dopo, poco prima di partire». Schettino chiese ai suoi ufficiali di variare la rotta andando sul Giglio la sera stessa dopo essere salpato da Civitavecchia.

Per fare il passaggio ravvicinato al Giglio Francesco Schettino ordinò una variazione di rotta che la sera del 13 gennaio 2012 comportò di navigare a 0,5 miglia dall’isola anziché a 5 miglia, come normalmente previsto nei programmi, al centro del canale dell’Argentario. Lo ha detto in aula il primo ufficiale di coperta Iaccarino. Della nuova rotta, ha riferito ancora il teste, si fecero carico gli ufficiali a bordo, tra cui anche il cartografo Simone Canessa che la tracciò sulle carte nautiche a disposizione, tenendo anche presente l’ordine di dover chiamare il comandante, che si sarebbe recato a cena in uno dei ristoranti della nave, appena la nave fosse nei pressi dell’isola.


Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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