Concordia, Ufficiale: «Boato, ondata in sala macchine, rischiammo la morte»

GROSSETO – «Ispezionavo il ponte inferiore, zona cambusa, sentii un forte boato. E subito arrivò un’ondata. In breve ebbi il mare alle ginocchia. Tornai indietro, verso poppa, salii ai ponti superiori da una scala a pioli, mi salvai». Così il terzo ufficiale di macchina della Concordia Hugo Di Piazza, teste al processo di Grosseto sul momento dell’urto contro gli scogli.
«Che vuol dire avere panico? Quando sei in centrale macchina (che si trova ai ponti sotto il livello del mare) e hai l’acqua ai piedi, vuol dire che sei lì per lì per…». Avvocato: «Lì per lì cosa? Cioè che stavate per rischiare la vita?». «Sì» ha risposto il teste Hugo Di Piazza a un avvocato di parte civile che gli chiedeva di chiarire il panico generatosi in sala macchine dove nel giro di minuti fu chiaro che la situazione della Costa Concordia fu subito drammatica dopo l’urto.
«Nonostante cercassimo di aiutarli, i passeggeri ci hanno preso a male parole, ci insultavano. Non era facile gestire l’emergenza a bordo» ha spiegato l’ufficiale di macchina.
«Siamo stati noi della centrale macchine ad avvisare il ponte di comando che la nave era persa. Fino a quel momento il ponte non ci aveva preso in considerazione, non ci aveva chiesto nulla. Ma c’era acqua, era tutto allagato. Dalla centrale macchine dicevano al ponte: comandante, qui è tutto allagato… Ma quello non capiva la situazione. Eravamo dei poveri disgraziati, sembrava che non gliene fregasse niente se morivamo». E’ quanto disse ad un amico il teste di stamani al processo sul naufragio della Costa Concordia, Hugo di Piazza, in una telefonata intercettata dai carabinieri il 21 gennaio 2012, pochi giorni dopo il naufragio, avvenuto il 13 gennaio. La telefonata è stata fatta ascoltare dai pm durante l’udienza odierna.
«Ma dove abbiamo toccato?» domandò il comandante della Costa Concordia Francesco Schettino alle 22.09 parlando via telefono col direttore della centrale macchine Giuseppe Pillon. «Ma comandante, qui è tutto perso, i generatori 4, 5, 6 non ce li abbiamo, e anche l’1, 2 e 3. E il quadro elettrico principale pieno d’acqua. C’è uno squarcio laterale, evidentemente, ma non l’ho visto». Lo si ascolta in una telefonata, fatta sentire dai pm stamani in udienza, tra il ponte di comando e la sala macchine della Costa Concordia dopo l’urto contro gli scogli. Francesco Schettino si informava della situazione con il direttore della sala macchine Pillon mentre la nave imbarcava acqua.
«L’acqua è arrivata al ponte zero, è a metà ascensore di poppa, non possiamo stare qua. Via, via, via». «Martino (Pellegrini, safety manager della Concordia) noi dobbiamo abbandonare la centrale qua, eh!». «Allora, capo, andate via» risponde il safety manager al secondo ufficiale di macchina (in gergo, capo) della nave Tonio Borghero. Il passaggio del drammatico dialogo telefonico fra gli ufficiali della nave che lavoravano nella centrale macchine, registrato dalla scatola nera della Costa Concordia, è stato fatto sentire in udienza dai pm.
«Il ponte zero era perso, tutte le macchine non funzionavano, la sala macchine fu persa in 20 minuti -ricorda Borghero- Pensai, qui facciamo la fine dei topi, e andammo tutti via. Incontrai il direttore Pillon molto provato, lo affidai ai tre ufficiali più giovani, ordinai loro: ‘State con lui e accompagnatelo al ponte con le lance’. La nave si piegava e la mia paura più grande è che si capovolgesse in mezzo al mare.
